Il mistero del sabotaggio del gasdotto Nord Stream 1 e 2 nel Mar Baltico è ancora tutto da risolvere. Lo stesso lavoro del giornalista statunitense Seymour Hersh, convinto che le condutture sottomarine siano state fatte saltare da sommozzatori statunitensi, sembra non reggere alla prova dei fatti. La discussa ricostruzione di Hersh sostiene che i sub sarebbero stati portati nel luogo delle esplosioni da un dragamine norvegese della classe “Alta” durante una manovra NATO, mentre l’innesco sarebbe quindi avvenuto da una boa con ecogoniometro rilasciata da un aereo di ricognizione. Ma proprio i particolari della sua ricostruzione sembrano infrangersi di fronte alle verifiche, come ha ricostruito da Pascal Siggelkow per l’emittente tedesca ARD.

Nessuno sminatore – Il portavoce delle forze norvegesi tenente colonnello Norstad Finberg ha dichiarato alla rete tedesca che non c’è stata alcuna nave di categoria “Alta” nei pressi del luogo delle esplosioni durante la manovra NATO BALTOPS in corso tra il 5 ed il 17 giugno 2022. L’analista danese Oliver Alexander, che ha ripercorso i movimenti delle navi della marina norvegese durante le manovre, ha confermato che le due navi di classe “Alta” ancora attive in quel momento erano molto lontane dall’isola danese di Bornholm, nelle cui prossimità ci sono state le esplosioni ed una terza era in manutenzione. L’unico dragamine norvegese in navigazione nel Baltico durante BALTOPS era la KNM Hinnøy che appartiene alla classe “Oksøy”, ma anche in questo caso la marina norvegese ha escluso sia mai stato nella zona. Con l’ausilio di dati ricavati con Open Source Intelligence (OSINT) Alexander ha indicato che non è mai stato più vicino di 8,6 miglia marine circa (16 chilometri) dal luogo delle esplosioni. Per raggiungerlo avrebbe dovuto impiegare 62 minuti, a cui aggiungere il tempo delle immersioni. I dati satellitari non mostrano discontinuità tali da ritenere che la nave abbia temporaneamente nascosto la sua posizione GPS. Inoltre era in formazione con altre tre navi da guerra NATO ed una non NATO (la finlandese MHC Purunpää). Anche Joe Galvin, un redattore irlandese esperto nell’uso di OSINT, sfata Hersh pubblicando i tracciati delle navi nei tweet del 9 febbraio poi riproposti dalla ARD.

Camera di decompressione invisibile – Come ricorda Siggelkow di ARD, Hersh ha dichiarato all’agenzia TASS che la nave norvegese era equipaggiata con una camera di decompressione predisposta dalla CIA. Ma video delle imbarcazioni che hanno preso parte alle manovre, registrati alla fine all’ingresso nel porto di Kiel, dimostrano che nessuna nave, e tanto meno la Hinnøy, fosse dotata di simile attrezzatura.

Inverosimile il posizionamento delle cariche – Anche sui dettagli delle esplosioni la ricostruzione di Hersh non è priva di incongruenze: dei sommozzatori avrebbero piazzato del C4 in forma di cosiddette “cariche di taglio o cave”. Tuttavia, solo tre delle quattro condutture del gasdotto presentano danni compatibili e da nessuna delle immagini disponibili risultano entrate in gioco cariche simili. In. particolare, le cariche di taglio avrebbero dovuto essere piazzate radialmente sulle tubature richiedendo molto lavoro e tempo; cariche cave invece comportano una distruzione, ma non bastano a spingere le tubature verso il fondo marino, né sono necessari 200 o 300 chili di esplosivo, quantità che invece sembrerebbe confermata dalle registrazioni sismografiche. David Domjahn, incaricato dell’insegnamento di tecnica delle esplosioni all’Istituto per la tecnologia di Karlsruhe (KIT), parlando alla ARD ha ipotizzato l’uso di mine ancorate sul fondo rilasciate da una nave, piuttosto che di cariche da 300 o 400 chili di C4 per ogni esplosione, applicate da sommozzatori e assicurate contro le correnti. Va detto però che senza un esame forense delle tubature danneggiate si tratta per ora di mere speculazioni.

Nessun aereo da ricognizione norvegese – Hersh ha infine sostenuto che un aereo di ricognizione norvegese P-8 avrebbe fatto cadere nel Baltico il 26 settembre una boa con ecogoniometro capace di innescare le detonazioni. Il P-8 Poseidon norvegese, ha però dichiarato il tenente colonnello Finberg alla ARD, non è mai stato operativo e ha fatto solo voli di prova nello spazio aereo nazionale. I dati di volo confermano, riporta Siggelkow, che ha svolto solo voli di prova nel settembre 2022 e nessuno nell’area delle esplosioni. Un comunicato stampa delle forze armate norvegesi del febbraio 2022, aggiunge, annunciava che dall’inizio del 2023 il P-8 sarebbe stato sostituito dal velivolo da ricognizione P-3 Orion e neppure questo il 26 settembre era sul Baltico. Dati di volo mostrerebbero un velivolo di ricognizione P-8 della marina statunitense sul Mar Baltico, ma solo 90 minuti dopo il primo scoppio, cita Galvin. L’impiego di OSINT, conclude, non esclude un’operazione sotto copertura per fare saltare le pipelines, ma nessun dato combacia con quanto descritto da Hersh.

TRUMP POWER

di Furio Colombo 12€ Acquista
Articolo Precedente

Tensione sul fronte moldavo, ecco perché un attacco russo dalla Transnistria sarebbe inutile e controproducente

next
Articolo Successivo

Onu, l’ambasciatore russo interrompe il minuto di silenzio per le vittime ucraine e chiede di “onorare la memoria di tutti i morti dal 2014”

next