Un altro forte terremoto in Turchia a due settimane da quello devastante che ha causato oltre 45mila vittime. Sono state due le scosse: la prima di magnitudo 6.3 registrata a Uzunbağ, nella provincia di Hatay, nel Sud del Paese, non lontano dal confine con la Siria, la seconda di magnitudo 5.8 nella stessa area, nel distretto di Samandag. Le scosse sono state avvertite anche in Libano, Iraq, Giordania, Israele ed Egitto. Almeno 3 persone hanno perso la vita secondo quanto ha riferito il ministro dell’Interno Suleyman Soylu. Oltre 200 persone sono rimaste ferite e sono state portate in ospedale mentre continuano le operazioni di ricerca in tre edifici crollati. Sotto le macerie ci sono parecchie persone, ha aggiunto il governatore di Hatay. E’ stato lanciato anche un appello a stare lontani dalle coste per il rischio tsunami: si teme un aumento del livello del mare fino a 50 centimetri.

Feriti si registrano anche in Siria, ad Aleppo e Idlib. Le équipe di Medici senza frontiere hanno già curato diversi feriti negli ospedali e nelle cliniche supportate nel nord di Idlib. “Continueremo, anche in collaborazione con altre organizzazioni, a fornire assistenza medica e a distribuire beni di prima necessità all’enorme numero di persone colpite finché ci sarà bisogno”, fa sapere l’organizzazione medico-umanitaria in un comunicato.

Dal terremoto del 6 febbraio le autorità turche hanno registrato oltre 6mila scosse di assestamento. Il nuovo sisma, spiega all’agenzia Ansa Alessandro Amato, che lavora all’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, “è avvenuto in una zona dove si intersecano diverse faglie“, ovvero “la parte meridionale della struttura che si era attivata lo scorso 6 febbraio, vicino alla costa turca, e il cosiddetto Arco di Cipro, che è nel Mar Mediterraneo orientale e costeggia l’isola di Cipro per infilarsi poi sotto il confine tra Siria e Turchia“.

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