Che fosse bassa era un timore diffuso da settimane. Il risultato dell’affluenza alle regionali di Lazio e Lombardia, però, non è solo negativo: è un vero e proprio flop storico, che ritocca al ribasso i record negativi del passato. Nei 1.504 comuni della Lombardia è andato a votare il 41,6% degli aventi diritto: il dato più basso da 53 anni, cioè di sempre, visto che nel 1970 si tennero le prime elezioni per le regioni a statuto ordinario. Fino ad ora l’affluenza più bassa si era registrata nel 2010 quando votò il 71,9% dei lombardi. In quelle elezioni i principali candidati erano Roberto Formigoni, che fu confermato per il centrodestra per la quarta volta presidente della Regione e Filippo Penati per il centrosinistra. Anche allora la consultazione si svolse su due giornate, il 28 e il 29 marzo. Alle regionali del 2018, quando Attilio Fontana venne eletto per la prima volta, l’affluenza fu del 73,1%. In quell’occasione si votò in una sola giornata, il 4 marzo, ma in contemporanea con le elezioni politiche.

Nella Capitale alle urne 1 elettore su 3 – Ancora più basso di quello lombardo è il dato del Lazio, dove è andato a votare il 37,20% degli aventi diritto: cinque anni fa l’affluenza era stata del 66,55%. Dei 378 comuni scrutinati, vanno sottolineati i numeri della città di Roma: nella capitale he votato il 33,11%, contro il 63,11% del 2018. Un record negativo ritocatto al ribasso rispetto alle comunali dell’ottobre 2021, quando al primo turno andò a votare il 48,54% e al secondo turno il 40,68% degli aventi diritto. La media delle due regioni è dunque del 39,81. Nella scorsa tornata elettorale per le regionali l’affluenza registrata era del 70,82%

IL DISOBBEDIENTE

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