Quell’eterna indulgenza della giunta regionale del Veneto a favore dei cacciatori. Una volta c’era l’assessore Sergio Berlato, attualmente eurodeputato di Fratelli d’Italia, che veniva regolarmente eletto grazie all’appoggio delle doppiette di tutta la regione. Ma anche oggi la musica non sembra cambiata. Per otto mesi il consigliere dem Andrea Zanoni ha denunciato le mancate risposte degli uffici regionali ai cittadini che chiedevano di vietare ai cacciatori l’accesso ai loro terreni. Anche per sottolineare la maratona burocratica che i proprietari devono affrontare per vedere riconosciuto il proprio diritto, quasi che i cacciatori siano liberi di scorrazzare per le campagne, mentre chi vuole tutelarsi trova una montagna di documenti da compilare.

Adesso però la giunta a trazione leghista ha rotto il silenzio. “Finalmente dopo otto mesi arriva la risposta della Regione. Il governatore Luca Zaia ha detto no a tre richieste su quattro: i cittadini ricorrano al Tar”, sintetizza Zanoni. I cittadini avevano presentato nel maggio 2022 le istanze di divieto di caccia nei propri terreni in base al Piano Faunistico Venatorio. “E’ stata un’attesa infinita, peraltro dopo una trafila burocratica che per questo tipo di pratiche non ha precedenti in tutta Italia. I cittadini hanno dovuto pagare centinaia di euro ai Caf agricoli per la compilazione della domanda e sono stati addirittura costretti a iscriversi obbligatoriamente all’agenzia regionale Avepa, nonostante molti di loro non siano agricoltori di professione”.

A disposizione degli interessati c’è ora una delibera di giunta approvata il 26 gennaio, che può essere consultata utilizzando il proprio numero identificativo al link: https://www.regione.veneto.it/web/agricoltura-e-foreste/caccia-pesca/fondi-sottratti “Su 611 richiedenti – sintetizza Zanoni – le domande ammesse sono state solo 127, pari al 21 per cento del totale. Sono 41 i cittadini che, invece, si sono visti negare metà della superficie per la quale chiedevano il divieto di caccia. Infine sono ben 443 i cittadini che purtroppo si sono visti respingere la domanda di divieto di caccia in tutta la superficie da loro richiesta, pari al 72 per cento del totale dei richiedenti. Praticamente Zaia ha detto no a tre cittadini su quattro”.

Le 611 domande riguardavano una superficie complessiva pari a 9.617 ettari. “Di questi, 2.220 saranno protetti e 7.397 continueranno ad essere territorio delle scorribande delle doppiette. Ora i cittadini riceveranno una lettera della Regione che li informerà dell’accoglimento, del parziale accoglimento o del rigetto totale della domanda. Per una Regione guidata da un partito che ha fatto la sua fortuna politica con il motto ‘paroni a casa nostra’, questa delibera diventa ridicola perché consente ai cacciatori di essere ‘paroni a casa vostra’”, commenta Zanoni.

La denuncia del consigliere riguarda l’uso di due pesi e due misure. “Per accontentare i cacciatori, solo pochi giorni fa, appena una settimana dopo una sentenza del Tar che chiudeva la caccia ai migratori in tutto il Veneto, la giunta ha approvato in tempi record una nuova delibera per riaprirla. Invece, per le richieste di divieto di caccia ha fatto attendere 8 mesi. Nel frattempo i cacciatori hanno continuato ad entrare in terreni dove la caccia era vietata per legge per l’intera stagione venatoria”. L’invito del consigliere regionale dem è di presentare ricorso al più presto.

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