“Abbiamo deciso di impugnare la decisione del governo sul dimensionamento della scuola davanti alla Corte Costituzionale”. Il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca è il primo ad annunciare il muro contro muro riguardo al taglio degli istituti scolastici previsto dal Pnrr e regolato dalla legge di Bilancio del governo Meloni. “Speriamo che altre regioni del Mezzogiorno ci seguano”, auspica il governatore dem. Dal Lazio Alessio D’Amato, candidato alle regionali per il centrosinistra, si accoda: “Condividiamo la battaglia di De Luca”. E allarga il giudizio al disegno di legge sull’autonomia differenziata atteso in cdm giovedì: “No al decreto Spacca Italia. Chi vota per me sa che vota contro la divisione del Paese che crea di fatto cittadini di serie A e di serie B con danni irreversibili per la scuola e la sanità. Il decreto Calderoli penalizza Roma e il Lazio” e “anche nella scuola l’autonomia porterà ancora più disagi“.

Gli Uffici scolastici regionali e provinciali hanno intanto iniziato a pubblicare i piani di dimensionamento scolastico per il nuovo anno: la manovra dispone un taglio calcolato di sedi e organico con effetti principalmente a partire dal 2024/2025. Le fusioni sono concentrate nel Mezzogiorno, in particolare Campania, Sicilia, Calabria, Puglia, Sardegna, a causa del calo demografico e di una situazione preesistente più complessa. Secondo alcune stime, tra le Regioni più penalizzate ci sarebbe proprio la Campania con oltre 140 fusioni, tagli di personale e di dirigenti scolastici. La tabella proposta per le fusioni di istituti è sul tavolo della Conferenza delle Regioni per trovare un’intesa entro maggio, altrimenti il ministero dell’Istruzione deciderà entro giugno. I risparmi di spesa previsti arriveranno ad 88 milioni nel 2032.

La decisione di De Luca fa presagire che le Regioni meridionali cercheranno di fare fronte comune contro i tagli, proponendo eccezioni agli accorpamenti, eccezioni che il ministero dell’Istruzione può accettare se arriveranno all’unanimità proposte dalla Conferenza delle Regioni (ma quelle del nord potrebbero opporsi). Gli accorpamenti in base alla legge di bilancio saranno decisi quest’anno, entro il 30 novembre, ed entreranno in vigore nell’anno scolastico 2024/25 ma già dal prossimo settembre molti istituti si troveranno a dover condividere il dirigente scolastico.

Qualora la concertazione tra Ministero dell’Istruzione, dell’Economia e Conferenza unificata non dovesse arrivare a trovare un punto di intesa, entro il 30 giugno il contingente organico dei dirigenti scolastici e dei Dsga (direttore dei servizi generali e amministrativi) sarà calcolato sulla base di un coefficiente tra 900 e 1.000 alunni per scuola. Per il dimensionamento si dovrà tenere conto anche delle situazioni derogabili perché sedi montane o di piccola isola.

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