A ben guardare gli oggetti presenti nel primo covo di Matteo Messina Denaro a Campobello di Mazara uno degli elementi che salta agli occhi dei “reperti” inventariati dai carabinieri del Ros è l’ossessione dell’ex primula di Castelvetrano per il film di Francis Ford Coppola Il Padrino. Oltre al manifesto con don Vito Corleone, interpretato da Marlon Brando, nel nascondiglio i militari hanno inventariato anche due magneti: uno con una tazza e l’immagine dell’attore nei panni del boss e l’altra una figurina con il boss che dice: “Il padrino sono io”. C’è poi il poster di Micheal Corleone, interpretato da Al Pacino. Insomma una specie di venerazione per il film diventato un cult. Tra le immagini ci sono anche quello di una pantera, di un leone e un altro quadro famoso: La Vucciria di Renato Guttuso. Inaspettati, e a sorpresa, invece si trova sul frigorifero l’intera collezione dei magneti di Masha e Orso, un cartone animato russo molto amato dai bambini più piccoli.

Se gli oggetti ritrovati nel covo potranno dire qualcosa di come il boss ha vissuto la sua latitanza, gli investigatori hanno già confermato che a Campobello di Mazara, Matteo Messina Denaro poteva vivere una vita quasi normale. E non con il nome di Andrea Bonafede, di cui aveva preso l’identità per curarsi. A Campobello il boss utilizzava un nome diverso. Un’accortezza, confermata dagli investigatori, data dal fatto che presentarsi in un centro di piccole dimensioni con l’identità di uno dei suoi abitanti avrebbe potuto esporlo a rischi. Gli investigatori, che stanno cercando di ricostruire l’ultimo periodo della latitanza, vogliono capire anche le generalità con le quali il boss si presentava alle persone e nei luoghi che frequentava in paese.

“Non è una persona per cui possiamo avere troppa pietà. È uno che ha ammazzato tanto, ha sparso tanto sangue, ha ucciso tanti innocenti, il bimbo (il piccolo Giuseppe Di Matteo, ndr), non credo possa pentirsi, che abbia voglia di parlare” ha commentato il Vescovo emerito della Diocesi di Mazara del Vallo, monsignor Domenico Mogavero riferendosi al boss, stamattina all’uscita della parrocchia Madonna di Fatima di Campobello di Mazara, a pochi passi dal vicolo San Vito dove c’era appunto il covo del boss. Il vescovo da alcune settimane sta aiutando don Nicola Patti nelle celebrazioni religiose. “Se non ci fossero state tante coperture, per affetto, per amicizia o per paura, sarebbe stato arrestato prima. In questi nostri ambienti non si può dire di no non per paura ma per intimità, per vita trascorsa insieme. Oggi ha vinto lo Stato, ora spero che vinca la nostra gente, che esca dalla situazione di paura e finalmente possano tutti esultare. Usciamo sulle piazze ed esprimiamo la nostra soddisfazione, ma anche il nostro no alla mafia e a tutti i malavitosi”, ha detto il prelato. “Chi sa, parli, perché potrebbe svelare fatti che possono giovare a tante indagini”, ha aggiunto Monsignor Mogavero che da Vescovo di Mazara del Vallo nel 2013 negò i funerali al boss di Mazara del Vallo Mariano Agate: “Non ci vuole tanto coraggio, ci vuole essere coerenti col proprio ministero”.

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