Due forti scosse, questa mattina, 18 gennaio, hanno fatto tremare la terra in Indonesia. La prima, di magnitudo 6.1 è stata registrata al largo dell’isola indonesiana di Sulawesi, nelle zone orientali del Paese, e non ha fatto registrare danni gravi o feriti. La seconda, poche ore dopo, ancora più forte: 7.0 nella scala Richter, sempre nell’est dell’Indonesia. A riportarlo è l’Istituto geofisico statunitense USGS: la seconda scossa ha avuto il suo epicentro in mare, a 154 km a nord-ovest di Tobelo, a una profondità di 48 km. Il Sistema di allerta tsunami degli Stati Uniti ha diramato un messaggio di allerta riguardo al rischio di un’onda anomala: “Sono possibili onde di tsunami pericolose per le coste situate entro 300 chilometri dall’epicentro del terremoto”.

Per il momento, però, l’Agenzia indonesiana di meteorologia, climatologia e geofisica non ha emesso alcun allarme tsunami. Anche secondo il centro di allerta tsunami del Pacifico di Honolulu, il rischio che si formasse un’onda anomala, inizialmente preventivato, è stato scongiurato.

L’Indonesia, un vasto arcipelago in cui vivono più di 270 milioni di persone, è spesso colpita da terremoti ed eruzioni vulcaniche a causa della sua posizione: è situata sulla cosiddetta cintura di fuoco del Pacifico, un arco di faglie sismiche nel bacino del Pacifico. Un terremoto di magnitudo 5.6 il 21 novembre scorso provocò almeno 331 morti a Giava occidentale. Si è trattato del terremoto con più vittime in Indonesia da quando una scossa e uno tsunami nel 2018 a Sulawesi provocarono circa 4.340 morti. Nel 2004 un terremoto estremamente potente nell’Oceano Indiano scatenò uno tsunami che provocò più di 230mila morti in una dozzina di Paesi, la maggior parte dei quali nella provincia indonesiana di Aceh.

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