L’ingresso in Sicilia? Una corsa a ostacoli. Almeno in direzione Palermo, infatti, l’autostrada è chiusa per un lungo tratto, costringendo auto e tir nelle strade costiere o ad inerpicarsi su per i colli Peloritani. E così resterà per un po’: ci vorranno 15 giorni dall’inizio dei lavori, questa è l’ultima previsione, fresca di giornata, dopo dichiarazioni dei responsabili del Consorzio autostrade siciliane che non hanno chiarito se la viabilità sarà stata ripristinata entro Capodanno o dopo alcuni mesi. Un’oscillazione che ha fatto esplodere la polemica. Ma 15 giorni di stop è solo la più rosea delle previsioni sullo stato dell’autostrada Messina-Palermo, già chiusa dal 23 notte per un tratto di 30 km all’imbocco autostradale. Così, mentre il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, annuncia “accelerazioni per treni e alta velocità” tra cui quelli tra Salerno e Reggio Calabria – “Si parla di un’opera da circa 22 miliardi e che consentirà un rilancio dei trasporti nel Mezzogiorno, soprattutto nell’ottica di collegare Calabria e Sicilia con il Ponte” – l’ingresso in Sicilia soffre di un rallentamento, verso Palermo, di almeno un’ora e mezzo: sempre un’ipotesi ottimistica.

Ma cos’è successo? Nella notte tra il 23 e il 24 dicembre un tir che trasportava alimenti è esploso all’interno della galleria Telegrafo, sulla A20, l’autostrada Messina-Palermo. “L’incendio è stato domato immediatamente, a riprova dell’efficienza degli interventi predisposti dal Cas (Consorzio autostrade siciliane, ndr)”, ha risposto Salvatore Minaldi, direttore generale del Consorzio che gestisce alcune tratte delle autostrade siciliane, in concessione dall’Anas: più di 400 km, tra cui la tratta autostradale tra Messina e Palermo. Le fiamme però hanno deteriorato il calcestruzzo che riveste la galleria e per ripristinarlo ci vorranno settimane. Due, secondo quanto rivelato mercoledì pomeriggio da Minaldi, che ha sottolineato: “Speriamo che i lavori partano domani stesso, la ditta farà tre turni, lavorando in emergenza”. D’altronde, dopo le dichiarazioni, martedì, che ipotizzavano anche mesi di chiusura, era infuriata la polemica: “La chiusura della galleria Telegrafo ha complicato in modo drammatico la viabilità messinese e i collegamenti in provincia e verso il capoluogo di Regione. Da quello che leggiamo si percepisce ancora poca chiarezza su quando davvero sarà riaperta l’infrastruttura, ma soprattutto sulla reale sicurezza del tunnel”, aveva commentato Calogero Leanza, consigliere regionale del Pd all’Ars.

Mentre è stata la Uil Trasporti a ricordare la relazione del tecnico inviato dal ministero dei Trasporti, l’ingegnere Placido Migliorino che nel marzo del 2019 ha fatto una serie di sopralluoghi indicando le criticità delle autostrade del Cas. Tra queste quella proprio alla galleria Telegrafo che andava chiusa al traffico per permettere interventi d’urgenza, secondo la relazione. Nel frattempo però nessun intervento è stato fatto. E adesso l’ingresso, come l’uscita dalla Sicilia è un incubo. Ma la causa per Minaldi è di natura eccezionale: “Stiamo parlando di un veicolo che non avrebbe dovuto circolare: la relazione del Mit nulla aveva a che fare col sistema di intervento antincendio che infatti ha funzionato correttamente”. Non è dello stesso parere però l’ingegnere Migliorino: “Non mi interessano in alcun modo le polemiche. Ho scritto una relazione e quel che ho scritto è chiaro”, ha detto. Però poi ci ha tenuto a spiegare: “È un po’ come per il Covid: se a contrarre il Covid è un soggetto con delle criticità pregresse l’impatto sarà più importante. Così è in questi casi. Se lo stato del calcestruzzo è degradato, l’impatto dell’incendio sarà più devastante e di conseguenza saranno più lunghi i tempi di intervento”.

Che lo stato del calcestruzzo fosse deteriorato Migliorino lo aveva scritto nero su bianco nella relazione presentata al Mit nel 2021. “Il Cas gestisce 200 gallerie, 80 di queste superano i 500 metri di lunghezza e in tutte urgono interventi di messa in sicurezza per i quali ci vorrebbero almeno 400 milioni: solo per le gallerie. Sono risorse che non abbiamo”, ha spiegato però Minaldi. Intanto si è infiammata la protesta contro il ponte: “La Sicilia è desolatamente agli ultimi posti per rete stradale efficiente: appare sempre più incredibile che venga riproposto, ancora una volta, il feticcio del ponte come soluzione taumaturgica per un territorio dove davvero mancano le più elementari necessità”, ha commentato Elio Conti Nibali, membro del comitato No al Ponte.

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