È entrato nel centro culturale curdo di Parigi Ahmet-Kaya, nel X arrondissement, e ha aperto il fuoco, uccidendo tre persone – due uomini e una donna – e ferendone altre quattro, di cui una in gravi condizioni. L’organizzazione curda Conseil Démocratique Kurde en France (CDKF) ha scritto su Twitter che le tre persone rimaste uccise sono “tre militanti curdi”. L’assalitore, un 69enne di origini francesi, è stato fermato: era uscito dal carcere appena 11 giorni fa, dopo la scadenza dei termini della carcerazione preventiva. Era infatti stato incriminato il 13 dicembre del 2021 per aver aggredito dei migranti con una spada a Parigi cinque giorni prima. La procura ha aperto un’inchiesta per omicidio volontario e violenze aggravate. “I curdi di Francia sono stati bersaglio di un efferato attacco nel cuore di Parigi. Un pensiero alle vittime, alle persone che stanno lottando per vivere, alle loro famiglie e ai loro cari. Un riconoscimento alle nostre forze dell’ordine per il loro coraggio e il loro sangue freddo”, ha scritto su Twitter il presidente francese, Emmanuel Macron. I curdi hanno convocato per domani una manifestazione a Parigi.

“Non ci proteggete”: gli scontri con la polizia – Dopo la sparatoria il ministro dell’Interno Gérald Darmanin è arrivato nel quartiere di Fabourg Saint-Denis – a un centinaio di metri dalla rue d’Enghien – ma la sua presenza ha scatenato tensioni e scontri con la polizia: sei agenti sono rimasti feriti mentre i militanti pro-curdi continuano ad intonare cori, fischi e slogan di protesta tra i roghi appiccati in strada. “Si ricomincia, non ci proteggete, ci uccidono”, hanno gridato alcuni manifestanti agli agenti. Nello stesso arrondissement della capitale, il 9 gennaio 2013 tre militanti curdi del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk) erano stati assassinati. L’inchiesta giudiziaria in Francia, tuttora in corso – ricorda Le Parisien – aveva rivelato “l’implicazione” di membri dei servizi segreti turchi, senza designare i mandanti. “Considerato il profilo dell’assalitore, la vicenda non è per forza legata agli eventi del 2013. Ma per la comunità curda, che si è riunita pacificamente, è difficile da credere”, ha commentato Julien Bayou, deputato del 10mo arrondissement, sul posto. Agit Polat, portavoce dell’organizzazione curda Conseil Démocratique Kurde en France (CDKF), ha dichiarato che la comunità è “indignata” perché “la situazione politica in Turchia ci lascia pensare molto chiaramente che si tratta di omicidi politici”.

Secondo diversi testimoni sul posto, la tensione è scoppiata dopo che la polizia ha fatto allontanare la folla, per consentire l’accesso di Darmanin nella zona del crimine. La folla è entrata in contatto con il cordone di sicurezza eretto intorno all’esponente governativo. La tensione è salita alle stelle, con lancio di lacrimogeni da parte della polizia mentre i manifestanti hanno lanciato oggetti contro gli agenti, bruciato cestini e un albero di Natale, eretto barricate in strada. Secondo BFM-TV, durante le proteste, è stata anche presa di mira un’auto della polizia, con il parabrezza distrutto da un palo in ferro.

L’aggressore Era uscito di prigione il 12 dicembre perché era stato raggiunto il limite massimo di tempo per la sua detenzione preventiva. Era stato incriminato il 13 dicembre del 2021 per aver aggredito dei migranti con una spada a Parigi l’8 dicembre 2021 ed era stato posto in detenzione preventiva. Per questo motivo è rimasto in carcere fino al 12 dicembre 2022, ha chiarito la procuratrice Laure Beccuau, spiegando che l’uomo “aveva precedenti per violenze armate di carattere razzista” ed stato rilasciato “al termine del periodo massimo di un anno di detenzione preventiva previsto dalla legge”. Il 69enne, che dopo l’aggressione è rimasto ferito ed è stato portato in ospedale, era sotto sorveglianza giudiziaria, che comprendeva “l’obbligo di sottoporsi a un trattamento psichiatrico” e il divieto “di detenere e portare un’arma”. La dichiarazione ha anche rivelato che l’uomo, presentato dal ministro dell’Interno francese Gérald Darmanin come tiratore sportivo, era stato condannato nel giugno 2017 per “detenzione vietata di armi”, ricevendo una pena detentiva di 6 mesi con sospensione della pena e il divieto di detenere un’arma per 5 anni.

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