Dopo mesi di agitazione i dipendenti tecnici e amministrativi dell’Istituto Italiano di Tecnologia hanno aderito in larga maggioranza allo sciopero indetto da Cgil e Usb per chiedere alla direzione un contratto nazionale del lavoro. Dopo un’ora di presidio di fronte alla sede di Morego, a Genova, i dipendenti “esasperati dal silenzio della dirigenza” sono scesi in corteo fino all’imbocco del casello autostradale di Bolzaneto. L’IIT è una Fondazione di ricerca che per anni ha avuto a capo l’ex-ministro Roberto Cingolani e ora è diretta da Giorgio Metta, il quale mesi fa era sembrato disponibile ad aprire un confronto che, di fatto, si è arenato ancor prima di iniziare, malgrado il tentativo di mediazione della Regione e della Prefettura, interessate alla vertenza in quanto l’Istituto, privato, gode da sempre di abbondanti finanziamenti pubblici. “A 20 anni dalla nascita dell’IIT questo è il primo sciopero dei lavoratori per chiedere l’applicazione di un contratto di lavoro – ha spiegato la rappresentanza dei dipendenti – senza un contratto, tutti gli elementi fondamentali del diritto del lavoro vengono portati avanti unilateralmente dalla Fondazione e quando non c’è una controparte la storia ci insegna che l’Azienda ha le mani libere su diritti e doveri”. I dipendenti del comparto tecnico amministrativo attualmente impiegati in IIT sono 600 in tutta Italia, principalmente distribuiti nelle sedi genovesi di Erzelli e Morego: “Il nostro punto di forza è l’alta qualifica e la giovane età media dei lavoratori – spiegano – ma questo è anche il principale motivo per il quale per anni, approfittando di una certa inesperienza sul mondo del lavoro, le direzioni che si sono susseguite hanno potuto contrattare singolarmente con enormi disparità tra i livelli di inquadramento da una linea di ricerca all’altra, a pari mansioni”.
Articolo Precedente

Il bullismo sul lavoro danneggia la produttività. Bisogna denunciare e rendere visibili i casi

next
Articolo Successivo

“Mi hanno licenziato dopo il periodo di prova: fin qui nulla di strano ma dietro c’è un paradosso”

next