È l’ultimo troncone di una maxi-inchiesta che va avanti da anni e che ha coinvolto anche personaggi dello spettacolo e un finanziere. Questa volta a finire nel registro degli indagati sono stati in 200, di cui 7 arrestati e altri 60 perquisiti in diverse regioni d’Italia. Sono i numeri dell’indagine della Procura di Roma sul traffico e la vendita della “droga dello stupro”, che in totale dal suo avvio ha portato a 87 misure cautelari e al sequestro di 200 chili di Gbl, pari a circa 380mila dosi singole nonché all’oscuramento di cinque siti che venivano utilizzati come canale di approvvigionamento della droga. La sostanza arrivava all’aeroporto di Ciampino dall’Olanda, dove – come spiegano gli inquirenti – può essere legittimamente commercializzata.

In una nota il procuratore di Roma spiega che gli accertamenti hanno delineato uno “scenario allarmante” sulla diffusione della sostanza perlopiù approvvigionata mediante siti internet olandesi. Poiché nei Paesi Bassi è legale, sottolinea il capo degli inquirenti della Capitale, si è finito per favorire “una nuova forma di imprenditorialità criminale fai-da-te anche nell’ambito del traffico di droga”. Per il capo dei pm della Capitale “proprio la commercializzazione illegale delle droghe sulle reti informatiche risulta una modalità di diffusione insidiosa e difficile da contrastare, in quanto consente l’accesso al mercato clandestino di un numero potenzialmente indefinito di clienti ed offre la possibilità ai consumatori, soprattutto quelli più giovani, di acquistare la sostanza direttamente da casa”, senza dover entrare in contatto con lo spacciatore, ricevendola a domicilio in confezioni, spedite per posta con la garanzia di riservatezza.

In un segmento dell’indagine – coordinata dal procuratore Francesco Lo Voi e dall’aggiunto Giovanni Conzo – è rimasta coinvolta anche Claudia Rivelli, attrice e sorella di Ornella Muti che ha già patteggiato una condanna a 1 anno e 5 mesi per importazione e cessione di sostanze stupefacenti. Rivelli, che per questa vicenda è finita agli arresti domiciliari, era accusata di avere fatto illecitamente arrivare dall’Olanda “con cadenze trimestrali – era detto nel capo di imputazione dell’ordinanza cautelare – vari flaconi di Gbl provvedendo a inviarne parte al figlio residente a Londra dopo averne sostituito l’etichetta riportante indicazione ‘shampoo’ in modo da trarre in inganno la dogana”.

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