Basta greenwashing. Free them All“. Liberateli tutti. È questo l’appello degli attivisti di Fridays for Future Torino che stamattina sono entrati dentro il Museo Egizio, un luogo simbolo della cultura del Cairo, appendendo uno striscione. Il loro intento era “denunciare il contesto repressivo in cui sta avvenendo Cop 27“, la conferenza sul clima dell’Onu, a Sharm El Sheikh in Egitto. Un Paese con “decine di migliaia di attivisti – 60 mila secondo le stime dell’Ong Human rights watch – per il clima e per la democrazia arrestati e incarcerati ingiustamente, per volere del regime di Al Sisi” scrive il gruppo su Instagram. La protesta fa parte della mobilitazione internazionale, con azioni in diverse città italiane, in solidarietà all’attivista Alaa Abdel Fattah, che dall’inizio dei negoziati ha iniziato uno sciopero della sete in carcere. La sicurezza del museo ha prima chiesto agli attivisti di riporre lo striscione e poi di allontanarsi dal museo. “Siamo di fronte all’ennesima Cop fallimentare – affermano i Fridays -quest’anno dipinta di verde mentre dietro di cela il rosso del sangue degli attivisti. Una Cop in cui non è possibile organizzare manifestazioni per mettere pressione sui decisori politici – continuano – Una Cop in cui sono presenti più lobbisti delle compagnie fossili“, responsabili delle maggiori emissioni di gas serra “che rappresentanti dei Paesi più vulnerabili alla crisi climatica”.

Anche l’Italia sta facendo la sua parte in questo meccanismo, denuncia il gruppo: Roma “si nasconde dietro agli sporchi interessi di Eni nei giacimenti egiziani” al posto di trovare soluzioni per un’equa transizione ecologica.

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