Non è bastata la presa di posizione di Luca Zaia, governatore leghista del Veneto. E nemmeno l’adesione del ministro agli Affari regionali Roberto Calderoli, che un attimo prima di entrare in consiglio dei ministri aveva detto: “Condivido pienamente quello che dice il governatore Zaia”. Sulle trivelle il governo tira dritto, anche se un fronte compatto e politicamente trasversale si è creato soprattutto in Polesine, per chiedere di non riprendere le estrazioni di gas metano al largo della costa, visto che in passato furono le cause di una devastante subsidenza, con erosione dei litorali e abbassamento del suolo, soprattutto nella zona del Delta del Po.

“UNO SCHIAFFO AL VENETO” – “Mi sembra che il governo voglia procedere a testa bassa, senza minimamente tenere in considerazione gli allarmi del territorio e anche il fronte degli esperti che denunciano i concreti rischi della subsidenza derivanti dalle attività di trivellazione. Sostenere, come ha fatto qualcuno del governo, che con le logiche ‘nimby‘, da ‘non sotto casa mia’, non si va da nessuna parte, è profondamente errata”. Così ha dichiarato il senatore Andrea Martella, segretario del Pd del Veneto. “Qui i problemi connessi alle trivellazioni sono concreti e non frutto di opposizioni preconcette. Dal punto di vista politico è poi grave che lo stesso presidente Zaia non abbia ottenuto nemmeno una sorta di tregua riflessiva, malgrado abbia espresso la sua contrarietà. I pesanti e irreversibili danni ambientali non possono essere la contropartita accettabile per risolvere i problemi di approvvigionamento energetico. Siamo di fronte ad uno schiaffo nei confronti di tutto il Veneto che è inaccettabile per il suo territorio, per i cittadini e per il suo tessuto economico”.

ZAIA: “CONTRARIO DA SEMPRE”- La premessa dello scontro è nelle dichiarazioni di Zaia, che un anno fa, quando si disse favorevole al nucleare, sembrava averci ripensato anche sulle trivelle. Invece ha usato toni perentori prima della decisione del consiglio dei ministri. “La mia è una posizione di coerenza, visto che nel 2016 ho sostenuto il referendum contro il proseguo delle estrazioni di gas senza limiti di tempo. Ci rendiamo conto che in questo momento l’emergenza energetica ci porta a fare anche questi ragionamenti, ed è corretto sondare tutte le possibilità, ma è pur vero che le perforazioni nel nostro Polesine hanno dato vita ad una subsidenza fino a 4 metri”. E aveva aggiunto: “Senza citare altri elementi tecnici, dico che le garanzie sono veramente minimali perché questo non accada ancora. Quindi, siamo contrari a nuove perforazioni, piuttosto siamo disponibili, sin da ora, a potenziare le attività del rigassificatore”. Chissà cosa ne pensa Matteo Salvini, vicepremier e ministro alle infrastrutture. Si profila un altro scontro, oltre a quello Veneto-governo, tutto interno alla Lega. E intanto la consigliera regionale Erika Baldin del Movimento Cinquestelle sfida il governatore? “E’ contro le trivelle? Allora voti la mia mozione”.

FEDRIGA BIFRONTE – In questo modo Zaia ha rintuzzato le interrogazioni dei consiglieri regionali di minoranza, che gli chiedevano di prestar fede ai vecchi e anche a più recenti impegni assunti dalla Regione Veneto. Adesso torneranno all’assalto chiedendo al consiglio regionale di far propria una mozione di riconferma di quanto già votato in passato. Altra aria in Friuli dove il governatore Massimiliano Fedriga è stato attaccato dal gruppo M5S che ha scovato sue dichiarazioni risalenti al 2016: “’Prendere in giro i cittadini, affermando che nel Mediterraneo ci siano risorse sufficienti per soddisfare il nostro fabbisogno energetico, è una mera illusione. – diceva allora sostenendo il referendum contro le trivelle – Le ripercussioni sul turismo sarebbero drammatiche e gli unici a guadagnarci sarebbero pochi e ricchi petrolieri”. Mesi fa Fedriga ha invece detto: “Bisogna avere il coraggio anche di trovare fonti energetiche nazionali: penso soprattutto all’estrazione del gas dal mare Adriatico”. Per questo i Cinquestelle, contestandogli il voltafaccia, lo invitano ad imparare da Zaia.

STRAPPO LEGHISTA E COMITATI – Il sindaco leghista di Porto Tolle, Roberto Pizzoli: “C’è un’interlocuzione con i nostri referenti politici per cercare di scongiurare le trivellazioni. Abbiamo parlato con il deputato Alberto Stefani della Lega e con il senatore Bartolomeo Amidei di Fratelli d’Italia, eletti qui. Qui il fronte del no è trasversale, siamo tutti contrari all’estrazione del metano”. In dissenso anche la consigliera regionale leghista Laura Cestari: “No, no e poi no ancora no”. Che il fronte sia variegato lo dimostra anche presa di posizione della Rete dei Comitati polesani a difesa dell’ambiente. Vanni Destro: “Il governo cancella una serie di tutele per i territori costieri dell’Adriatico. Facciamo appello a sindaci, operatori turistici, agricoltori, imprenditori, associazioni e amministratori veneti: facciamo un fronte comune per evitare questa inutile sciagura”. Il presidente del Parco del Delta, Moreno Gasparini: “Siamo per il No. Già nel 2021 l’Ente Parco è stato capofila e assieme ai nove comuni che ne fanno parte e alla Provincia di Rovigo ha depositato un ricorso contro le trivellazioni nell’alto Adriatico. Da Roma sembra arrivare l’ennesima barzelletta per aggirare l’ostacolo dell’opinione pubblica”.

SINDACI DEL POLESINE COMPATTI – Intanto in Polesine le prese di posizione sono unanimi. Il vicepresidente della Provincia Graziano Azzalin (Pd): “Faremo tutto il possibile per contrastare scelte politiche che rischiano di danneggiare settori economici fondamentali, come la pesca, colpendo un territorio già vittima di scelte sciagurate”. Il presidente del Consorzio di Bonifica Delta del Po, Adriano Tugnolo: “Già negli anni ‘60 sul nostro territorio è stato estratto da terra il gas metano e stiamo ancora pagando a caro prezzo per l’abbassamento del suolo di oltre 3 metri, le terribili conseguenze. Con l’eventuale ripresa delle estrazioni, il suolo tornerà ad abbassarsi ulteriormente e sarebbe un grosso problema per l’efficienza delle nostre idrovore e per la sicurezza idraulica, compresi gli argini del fiume Po”. È quello che pensa anche la Coldiretti, con il rischio di perdere aree impiegate dall’agricoltura. Laila Marangoni, sindaco di Taglio di Po (Forza Italia): “Il nostro non è un no di colore, ma un disperato appello per la vita che viene dal cuore e dalla responsabilità per il bene del nostro territorio. Organizziamoci per far sentire la nostra voce e dobbiamo farlo facendo quel forte rumore che sveglia gli animi”. Gianni Vidali, ex assessore di Porto Tolle: “Ho l’impressione che nei nuovi meandri della politica non si conosca ancora cosa abbia significato la subsidenza, che ha devastato il territorio e la sua economia, producendo il grave fenomeno dell’emigrazione”.

INDUSTRIALI A FAVORE E “CONTRARIATI” – In controtendenza gli industriali veneti. “Sono molto contrariato – ha detto il presidente Enrico Carraro, prima delle parole di Zaia – perché con la politica abbiamo sempre parlato delle potenzialità di questi pozzi di gas in termini, per carità, non di risorsa fondamentale ma comunque di risorsa che, soprattutto in un momento come questo, può essere d’aiuto. Poi, come al solito: tutti d’accordo finché non è nel proprio cortile. Quello del rischio di subsidenza non è un tema politico, è un tema tecnico. Nessuno sa ancora se ci sono evidenze scientifiche di un rischio di questo tipo, ma la politica di prossimità si affretta a dire di no”. Il consiglio dei ministri ha approvato la linea.

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