Cercare di essere innovativi nel campo del Gaming è indubbiamente una sfida complessa e Ebb Software ha scelto la via del biopunk e del metafisico per cercare di immettere sul mercato un titolo diverso dal solito, dopo diversi anni di gestazione il primo lavoro di questo studio arriva sulla console di Microsoft in esclusiva e con l’intento di lasciare un segno nei giocatori che si avventureranno nel mondo di Scorn; il protagonista umanoide si risveglia in un mondo completamente assente di qualsiasi indicazione, in una torre decadente emersa direttamente da un incubo di Hans Ruedi Giger, designer svizzero famoso per le sue opere decisamente inquietanti e per aver creato il design dello Xenomorfo nel film Alien.

Con questa premessa è difficile sintetizzare il gameplay di Scorn in poche parole, il protagonista non parla mai se non per emettere suoni di sofferenza, mentre gira nelle stanze labirintiche e semi abbandonate dell’ambientazione, cercando di risolvere enigmi ambientali che spesso richiedono in cambio della soluzione un cambiamento fisico di carne e sangue, sottolineando con spietata freddezza il mutamento dell’uomo, quasi un percorso tra il connubio umano e macchina che non lascerà indifferente nessun giocatore, fino alle battute finali; a spezzare quella che a lungo andare rischia di risultare monotona e rindondante c’è qualche combattimento, ovviamente con armi collegate al corpo del protagonista, ma la poca esperienza dello studio nelle meccaniche FPS rende tutto un po’ troppo macchinoso, è evidente che è una fase meno importante della narrazione.


Visivamente Scorn è estremamente affascinante e curato, è palese che lo studio abbia puntato tutto sulla narrazione visiva per il suo gioco, e il fatto che non ci siano dialoghi o scritti sottolinea ancora l’immersività sia il fulcro del gioco ancora una volta e Scorn non lo nasconde, ignorando qualsiasi tipo di gameplay classico e mettendo l’attenzione del giocatore in maniera ossessiva su quello che sta diventando passo dopo passo in una mutazione perenne fino all’ultimo momento finale; se dal punto di vista narrativo il gioco di Ebb Software è decisamente un un esperimento riuscito, sotto altri punti di vista lascerà il giocatore spaesato, non solo per le situazioni surreali ma anche per le problematiche che questo ne comporta.

Le parti di combattimento sono poche e poco convincenti, risultando a volte frustranti per la poca funzionalità delle armi con cui verremo a contatto, allo stesso modo, i puzzle ambientali tendono a rendere l’esperienza ripetitiva, quasi in un loop tra esplorazione e “chiavi” che si ripetono ossessivamente per tutto il gioco, fino ad un finale si affascinante e in linea con tutto il gioco, ma che lascia con troppi dubbi su una storia che fino alla fine da pochissime informazioni al giocatore, lasciandogli troppi dubbi.

Le musiche e gli effetti sonori sono sicuramente una delle parti migliori del gioco, non bastano a dare al giocatore un motivo per rigiocare Scorn dopo essere arrivati al finale, che sembra consumarsi nel giro di quattro ore, troppo poco per un esperienza di gioco che lasci il segno, troppo lungo per un film dell’orrore…In definitiva Scorn è sicuramente un esperienza diversa sotto ogni punto di vista, ma troppo ermetica per essere apprezzata da chiunque, un interessante esperienza metanarrativa non adatta a tutti i giocatori.

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