Prima sono stati assunti come tirocinanti presso aziende private, retribuiti – con enorme ritardo – con fondi rigorosamente pubblici e alla fine dello stage sono tornati tutti (o quasi) disoccupati. Praticamente nove su dieci ora sono di nuovo senza un lavoro. È la storia di oltre 1.700 siciliani che hanno partecipato al progetto Avviso 22, una sorta di Garanzia Giovani promossa dall’amministrazione regionale a partire dal 2018 e realizzata negli anni successivi.

L’obiettivo era favorire l’ingresso di queste persone nel mondo del lavoro, in un territorio in cui la disoccupazione giovanile presenta tassi drammatici, ma si è rivelato un clamoroso boomerang. Perché le indennità da 500 euro al mese, a carico delle casse regionali, sono state erogate con grande lentezza, anche molti mesi dopo la fine del tirocinio a causa di una serie di intoppi burocratici. E gli stagisti coinvolti hanno dovuto a lungo protestare per accelerare i pagamenti lumaca. Non tutti, tra l’altro, hanno portato a casa quanto spettava: gli ultimi aggiornamenti dicono che circa 300 sono ancora in attesa di ricevere quantomeno parte della somma. Insomma, un’iniziativa che doveva creare lavoro si è trasformata in una grande vertenza regionale.

La difficile situazione dei tirocinanti si è resa evidente soprattutto alla luce dei miseri effetti ottenuti dalla misura. Finora si aveva la percezione che la stragrande maggioranza di loro fosse stata mandata a casa alla fine dei sei mesi di stage. Ora quella percezione si è trasformata in certezza, e ci sono i numeri che attestano il flop: “I dati in nostro possesso ci dicono che il 10% circa ha instaurato un rapporto di lavoro successivo al tirocinio”, ha scritto su un report il dirigente generale del Dipartimento regionale lavoro, assicurando che si sta facendo tutto il possibile per portare a termine i pagamenti rimasti scoperti. In pratica, qualcosa come 170 persone sono state inserite nel mercato del lavoro e quasi 1.600 sono invece tornate nella disoccupazione.

Il meccanismo perverso che ha reso poco efficace questo tipo di intervento, alquanto intuitivo, era stato più volte denunciato dagli stessi tirocinanti. Se all’azienda lo stage costa quasi zero – solo la copertura Inail – il datore non avrà alcun incentivo a investire nella formazione del lavoratore. Per l’assunzione vera e propria al termine dei sei mesi erano anche previsti bonus, ma evidentemente questo non ha fatto breccia, anzi in molti casi è risultato comunque più conveniente stipulare piuttosto un nuovo contratto di tirocinio con un’altra persona e attingendo ad altri bandi regionali.

“Siamo spesso accusati di non avere voglia di lavorare – fa notare Oreste Lauria, portavoce dei tirocinanti ricordando la narrazione sulla presunta “pigrizia” dei giovani – e di volere vivere solo grazie al Reddito di cittadinanza, subendo le polemiche irriguardose di alcuni partiti politici, ma senza nessun lavoro siamo costretti a vivere di assistenzialismo e molti di noi non possono nemmeno percepirlo”.

Nel 2022, la Regione Sicilia è infatti al secondo posto, dopo la Campania, per numero di persone che hanno preso almeno una mensilità di Reddito di cittadinanza (691 mila individui in quasi 300mila nuclei famigliari). La misura Avviso 22 è stata finanziata con il Fondo sociale europeo: 25 milioni di euro più altri 5 destinati all’eventuale bonus occupazionale. Su 30 milioni totali, ad oggi risultano spesi – o meglio, risultano “impegnati” – circa 22 milioni.

Sulla vicenda ha voluto vedere chiaro Ignazio Corrao, europarlamentare del gruppo Greens Efa: “L’Avviso 22 – ha scritto in una nota – ha calpestato i sogni e i diritti di oltre 1700 giovani in Sicilia e dimostrato come i fondi Ue per l’inserimento lavorativo vengano in realtà usati per lo sfruttamento lavorativo. Un sistema diabolico. La Commissione avvii immediatamente un’indagine sull’uso dei fondi Ue che garantiscono manodopera a costo zero senza alcuna tutela dei diritti dei giovani”. Il deputato europeo ha presentato un’interrogazione alla quale dovrà rispondere l’esecutivo di Bruxelles.

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