“Uno sfortunato incidente”. La polizia iraniana parla così del caso Mahsa Amini, mentre in Iran non si fermano le proteste dopo la morte della 22enne fermata la scorsa settimana dalla polizia a Teheran con l’accusa di non indossare correttamente il velo. “Si tratta di uno sfortunato incidente e speriamo non si ripeta”, ha detto il comandante della polizia della zona di Teheran, Sardar Hossein Rahimi, in dichiarazioni riportate dall’agenzia iraniana Fars. Ha fatto le condoglianze alla famiglia della giovane e non si è astenuto da apprezzamenti per il lavoro della polizia morale “che porta avanti un lavoro positivo”. Rahimi ha denunciato “accuse disoneste” contro gli agenti dopo la morte della ragazza, che – ha confermato – era stata fermata per il suo modo di vestire, ma “non ci sono state contestazioni o resistenza durante il trasferimento”. “Secondo altre persone, Amini ha fatto battute dentro il furgone” della polizia durante il trasferimento, ha proseguito. “Non c’è stata negligenza da parte della polizia, neanche un piccolo errore – ha sostenuto – Le dichiarazioni sul web sulle cause della morte sono menzogne”. L’invito agli iraniani è a “non dare attenzione alle voci“. “Le procedure ufficiali e scientifiche richiedono il loro tempo”, ha proseguito, dopo che venerdì la polizia iraniana ha affermato che la ragazza ha avuto un infarto, respingendo le accuse di un’aggressione da parte degli agenti stessi. Il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha chiesto un’indagine. Sabato, giorno della sepoltura della ragazza, la polizia è intervenuta con i lacrimogeni per disperdere una manifestazione. Nel mezzo delle proteste degli ultimi giorni diverse donne hanno diffuso sul web video e foto mentre si tagliano i capelli e bruciano il velo in segno di solidarietà. Partecipa alla protesta anche l’attrice Anahita Hemmati, che ha diffuso un video via Instagram.

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