“Hanno costruito messaggi falsi e li hanno attribuiti a me. Hanno mandato un video anonimo che racconta cose mai accadute. Io ho denunciato, chi mi calunnia no”. Il senatore Matteo Richetti commenta la storia delle presunte molestie che lo vede come protagonista. Venerdì il sito Fanpage ha dato voce a una donna che accusa il senatore di Azione di aver preteso rapporti sessuali in cambio di un lavoro. Nessun riferimento, nel video, all’identità del parlamentare. Il nome di Richetti lo farà Carlo Calenda, in serata, con una nota a difesa del suo candidato. E l’interessato, oggi, conferma di essere lui il senatore chiamato in causa: nega la ricostruzione pubblicata e, alla luce della denuncia da lui sporta, si proclama vittima. E poi fa sapere di aver “dato mandato ai propri legali per procedere in sede civile nei confronti di Fanpage“. Francesco Cancellato, direttore di Fanpage , replica: “Non abbiamo mai nominato il senatore oggetto della nostra inchiesta. Non capisco il perché delle accuse di Richetti”. Sul suo giornale Cancellato scrive inolte che la denuncia di Richetti è “una denuncia contro ignoti, non è corretto dire che la nostra fonte sia stata denunciata per stalking e diffamazione (tra l’altro, non abbiamo mai rivelato la sua identità). Tale denuncia, di cui avevamo correttamente dato conto nell’inchiesta, ha portato a una perquisizione che ha coinvolto diversi soggetti, ma che si è conclusa con esito ‘negativo’ circa la posizione della nostra fonte. Non le è stato sequestrato nulla, né le è stato contestato nulla. Troviamo allucinante che sia stata fatta circolare una denuncia del genere senza omettere dati sensibili, ma di questo siamo sicuri che qualcuno risponderà”.

“Quello scambio di messaggi è costruito in maniera artefatta, non li ho mai né ideati, né pensati né inviati. Io ho passato la mia vita a combattere la violenza sulle donne e mi sento impotente di fronte a una costruzione tutta inventata”, dice Richetti intervenendo a un evento elettorale a Parma. Il racconto della donna a Fanpage parte dal 16 novembre scorso a palazzo Cenci, nell’ufficio Richetti: “Per un mese mi ha promesso un incarico nella Direzione nazionale sugli esteri, sembrava una bella opportunità, ma una volta nel suo ufficio mi ha molestata fisicamente e io sono scappata via”. Secondo la ricostruzione, dal cellulare di Richetti sarebbero poi partiti messaggi morbosi ed espliciti (quelli che oggi il senatore definisce artefatti). La presunta vittima scriveva: “Dove pensi possa dare un sensato contributo al partito?” e l’altro avrebbe risposto: “Sotto di me o pure sopra… se preferisci”. E una volta respinto: “Ma smettila di fare la perfettina, se non volevi che ci provavo non ti mettevi la gonna, che era un chiaro segnale, ti mettevi i pantaloni e facevi la frigida. Con questi movimenti femministi del cazzo vi siete tutte montate la testa”.

“Questa persona dice: ‘sono entrata nell’ufficio di Richetti e la segretaria mi ha detto stai fuori che quello è un maniaco’. Ma la mia segretaria ha un nome e un cognome: andate da lei a chiedere, interrogatela”, replica il senatore di Azione. “La potrebbero interrogare se quella persona avesse fatto una cosa che devono fare i cittadini, denunciare, cosa che non è accaduta”. “Ci sono decine di migliaia di persone che mi dicono di vergognarmi – ha aggiunto Richetti nel suo discorso a Parma rilanciato dallo stesso senatore su Twitter – ma io quelle cose non le ho mai fatte. Io ho denunciato da un anno alla procura di Roma chi mi rivolge accuse gravissime. La calunnia e la diffamazione – continua – si affrontano nelle aule dei tribunali. Noi non abbiamo la benevolenza dell’informazione, c’è racconto un po’ distorto e io ne sto vivendo uno che mi sta tagliando la carne addosso”. E sulla tempistica delle accuse e della pubblicazione della vicenda Richetti aggiunge: “Emerge ora perché mancano pochi giorni alla fine della campagna elettorale, io sono convinto che ci rafforzerà. Andiamo a testa alta non solo per quello che diciamo, ma soprattutto per quello che siamo”.

Da mesi segnalazioni di presunte molestie erano arrivate a diverse redazioni. Anche il Fatto, come altre testate, le aveva seguite cercando testimonianze e conferme. Un’altra ragazza, trincerata dietro nickname, riferiva di aver conosciuto Richetti nel 2013 quando era nei “dem”, e di averlo seguito anche nella sua avventura di “Harambee”, l’associazione da lui fondata nel 2018 (qui tutti i dettagli). Account cancellato e fine dei contatti quando era stata richiesta certezza della sua identità o un incontro. A fine novembre il Fatto contattò comunque Richetti. Lui bollò le accuse come “calunnie”, senza far riferimento a sue denunce, probabilmente successive alla telefonata stessa. La denuncia del senatore risale al 29 novembre 2021 quando, racconta lo stesso Richetti, “ho sporto una denuncia che riporta i deliranti messaggi di una persona con scarso equilibrio“. Per questo stesso esposto – secondo il racconto di Fanpage – l’anticrimine, su mandato della Procura di Roma, fa una perquisizione domiciliare e personale. “Non abbiamo niente in mano, l’ha fatto per darti una lezione”, avrebbe riferito il capo ispettore. La donna racconta poi di essere andata al commissariato di zona per capire di cosa si trattasse e che il vice ispettore le avrebbe confermato così l’anomalia dell’episodio: “I politici alzano il telefono e fanno quello che vogliono. Chi c’ha il potere si sente autorizzato dall’alto del suo piedistallo”. La conferma arriverebbe da un audio registrato. Oggi Richetti, con il suo intervento, contesta tutta questa ricostruzione.

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