È arrivata la risposta dell’Azienda sanitaria delle Marche ad Antonio, il paziente (nome di fantasia) tetraplegico da otto anni a seguito di un incidente. A settembre 2020 aveva chiesto di poter ricorrere al suicidio assistito, sottoponendo all’Azienda Sanitaria Unica Regione Marche la richiesta di procedere alla verifica delle condizioni considerate necessarie per accedervi. Ricevuto un rifiuto, si era rivolto al governo nell’ottobre del 2021, inviando una diffida al Ministero della Salute e della Giustizia e per conoscenza al Presidente del Consiglio dei Ministri. Nel testo faceva riferimento all’articolo 120 della Costituzione, secondo il quale l’esecutivo può ripristinare la legalità mediante i cosiddetti poteri sostitutivi. Il 18 gennaio si è tenuta la prima udienza: il giudice si è riservato di decidere.

Dopo mesi, l’Azienda sanitaria marchigiana ha confermato che Antonio, assistito dal collegio legale dell’Associazione Luca Coscioni, possiede tutte le condizioni stabilite dalla Corte costituzionale. Però, il suo percorso sta subendo uno stop analogo a quello che era toccato a Federico Carboni (Mario) e Fabio Ridolfi (Dj Fabo): manca infatti un’indicazione sul farmaco e sulle modalità di autosomministrazione. Nello specifico, nel caso di Mario il parere sulle modalità fu inviato solo a seguito di diffida. Ridolfi, invece, non ha mai ricevuto la relazione. Da Coscioni si fa notare come, in assenza di questo passaggio, oggetto specifico sia della sentenza costituzionale sia dell’ordinanza del Tribunale di Fermo che aveva riconosciuto il dovere dell’Azienda sanitaria di procedere alle verifiche, il percorso subisce perciò un’ulteriore impasse. 

E il segretario nazionale dell’Associazione Coscioni spiega: “Questa stessa impasse era stata il motivo per cui Fabio Ridolfi aveva rinunciato al percorso di suicidio assistito, decidendo di procedere come non avrebbe voluto, ovvero con la sospensione delle terapie previa sedazione profonda. La Commissione medica avrebbe potuto fornire indicazioni sul farmaco e sulle modalità di autosomministrazione, anche alla luce del parere già reso per Federico Carboni, ma ha preferito che invece fosse Antonio a fornire tali elementi. Proprio al fine di snellire le procedure e di facilitare l’attività di verifica della Commissione medica dell’Asur Marche, come collegio legale abbiamo inviato una comunicazione all’Asur allegando la relazione del dottor Mario Riccio, in cui si individuano il farmaco idoneo e le modalità di autosomministrazione più opportune per Antonio”.

Inoltre, prosegue l’Associazione Coscioni in una nota, “i tentativi di ostruzionismo nei confronti di Antonio non si fermano alla mancata indicazione del farmaco. Il Comitato Etico, nel parere, indica inoltre che pur sussistendo tutti i requisiti, incluso quello relativo alla scelta consapevole del malato, sia opportuno tentare di rafforzare l’assistenza e le cure palliative. Il parere del comitato etico, comunque, per sua natura non vincolante, non può ostacolare il diritto di Antonio di accedere al suicidio assistito alla luce delle condizioni  verificate e tutte sussistenti”.

Questa attesa è molto lunga”, ha commentato Antonio. “È chiaro che ho i requisiti ma manca la parte di parere sul farmaco – che poi è uguale per tutti. Sembrano pretesti per prendere tempo contro la mia volontà che invece è ferma, mi propongono assistenza come se fossi un bambino da convincere, per quale motivo? Sono capace di autodeterminarmi, ho ben presente la mia realtà, non mi mancano assistenza, affetti, cura. Farò prima se vado in Svizzera, sto valutando di riaprire la pratica iniziata. Spero sinceramente però che arrivi presto il parere sulla procedura per prendere le mie decisioni. Quando il mio amico Federico il 16 giugno ci ha lasciati avevo pensato che avrei potuto presto smettere di soffrire e invece sono ancora qui ad attendere i comodi degli altri”.

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