Condanna a diciotto anni di carcere per Salvatore Casamonica e Tomislav Pavlovic e a quindici anni per Silvano Mandolesi. Questa la decisione dei giudici della quarta sezione penale del Tribunale di Roma nel processo scaturito dalla maxi operazione antidroga del gennaio 2019, “Brasile low cost“, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma e condotta dai militari del comando provinciale della Guardia di finanza di Roma e del Servizio centrale investigazione criminalità organizzata nei confronti di un gruppo attivo nel traffico internazionale di cocaina. Gli imputati sono stati riconosciuti colpevoli di traffico e importazione di droga, ma non per l’associazione. Il pm Giovanni Musarò aveva chiesto una condanna a trent’anni per Casamonica e Pavlovic, a 22 anni per Mandolesi.

Dalle indagini, anche grazie alle informazioni fornite da due collaboratori di giustizia, era emerso che Salvatore Casamonica era il referente del clan per il traffico di droga e aveva stretto contatti con i narcos per l’importazione dal Brasile in Italia di circa sette tonnellate di cocaina, una quantità che equivale alla produzione annuale di un cartello colombiano. Sarebbe stata la più grossa partita di coca mai arrivata a Roma, un affare per il quale i Casamonica avevano investito quattro milioni e mezzo di euro, che poi saltò quando Salvatore Casamonica venne arrestato nell’operazione “Gramigna”. Alle indagini avevano preso parte anche quattro agenti sotto copertura provenienti da Italia, Stati Uniti (attraverso la Dea, l’agenzia federale antidroga) e Svizzera.

I trasporti dei carichi di droga dovevano avvenire utilizzando un aereo privato, sul quale sarebbe stata stivata una tonnellata di stupefacente per viaggio. Secondo l’accusa, Salvatore Casamonica ricopriva un ruolo centrale “certamente di vertice nel sodalizio tenendo i rapporti diretti con i fornitori colombiani”. Aveva un ruolo di “raccordo tra Pavlovic, l’albanese Dorian Petoku (imputato per cui si procede separatamente, ndr) e altri sodali da un lato, e Mandolesi e altri dall’altro. Casamonica inoltre si occupava di ogni aspetto relativo al funzionamento del sodalizio: era proprio lui ad avvicinare il “francese” (uno degli esponenti di punta del clan dei marsigliesi, ndr) chiedendone il supporto per organizzare l’importazione dello stupefacente dal Sudamerica”.

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