Luci e ombre nel XXIV Rapporto Alma Laurea presentato oggi, 16 giugno, a Bologna sul profilo e la condizione occupazionale dei laureati dell’ultimo anno accademico 2021/2022. Lo studio ha coinvolto circa 300mila studenti che hanno terminato il proprio ciclo di studi universitario nel 2021 e che provengono da 77 atenei diversi. Quello sulla condizione occupazionale riguarda un’indagine su 660mila laureati di 76 università in tutta Italia.

Rilevato un calo delle immatricolazioni: la crescita registrata a partire dal 2014/2015 si è interrotta. Le iscrizioni all’università segnano ora un -3% rispetto allo scorso anno. In modo particolare, gli immatricolati negli atenei del centro e del sud Italia sono diminuiti molto di più rispetto a quelli del Nord (Nord -1%, Centro -3% e Mezzogiorno -5%). Questo andamento si rispecchia in modo interessante anche nelle aree disciplinari. Rispetto all’anno accademico 2003/04, infatti, l’area Stem mostra un aumento del 14%, mentre quella sanitaria e agro-veterinaria ha registrato un incremento del 2%. L’area artistica, letteraria, quella dell’educazione e soprattutto l’area economica, giuridica e sociale sono invece in calo netto, rispettivamente a -11% e -15%. La diminuzione delle matricole è un “campanello d’allarme”, ha dichiarato la ministra dell’Università e della Ricerca Maria Cristina Messa, “non ce lo aspettavamo, ma è necessario contestualizzarlo: avviene dopo 5 anni di crescita continua”. “Per invertire la tendenza servono borse di studio e campagne informative” ha aggiunto Messa. Le borse di studio, in particolare, potrebbero rivelarsi fondamentali nei casi che più spesso spingono alla rinuncia agli studi, come l’indecisione sul futuro oppure le difficoltà economiche della famiglie.

Nonostante questo, risulta ancora conveniente laurearsi. Per chi, infatti, ha conseguito un titolo di studio universitario il tasso di occupazione e le retribuzioni sono in aumento. Nel 2021 il tasso di occupazione è pari al 74,5% tra i laureati di primo livello (laureati ad un corso di laurea triennale) e al 74,6% tra i laureati di secondo livello (laureati in corsi quinquennali). In particolare, il tasso di occupazione ad un anno dal titolo segna un +2,9% rispetto al 2019 per i laureati quinquennali e solo del +0,4% per quelli che hanno frequentato un corso di laurea di 3 anni. La retribuzione mensile netta a un anno dal titolo è nel 2021, in media, pari a 1.340 euro per i laureati di primo livello e a 1.407 euro per i laureati di secondo livello.

L’età media dei laureati migliora e nel 2021 è pari a 25,7 anni, mentre nel 2011 era 26,9 anni. Allo stesso modo è stata perfezionata la regolarità negli studi in modo costante: se infatti nel 2011 concludeva gli studi solo il 38,9% degli iscritti, nel 2021 la percentuale raggiunge il 60,9%. Ad alzarsi anche il voto medio alla laurea, che nel 2021 è pari a 103,5 su 110, mentre nel 2011 era 102,9 su 110.

Un ulteriore dato interessante riguarda il fatto che uno studente su 2 si sposta dalla sua provincia per conseguire il titolo di laurea. La mobilità per motivi di studio è per lo più di corto raggio e diretta al centro-nord del paese. Nel 2021 il 55,7% degli studenti laureati si è spostato per conseguire il proprio titolo di studio, di questi il 25,8% sperimenta una mobilità limitata preferendo trasferirsi in una provincia limitrofa a quella dove ha conseguito il diploma.

Per Giovanni Molari, rettore dell’Alma Mater Studiorum di Bologna, “anche quest’anno l’indagine ci dà l’occasione per riflettere sulle nostre politiche di diritto allo studio, sulle nostre strategie di orientamento in entrata e in uscita, sulla qualità della nostra didattica e sull’efficacia complessiva della nostra istruzione universitaria. Il nostro Ateneo, come tutti gli Atenei, deve alimentare una costante spinta al miglioramento”.

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