Inopportuna, ma legittimata da una norma improria. L’onorevole Stefano Fassina, economista ed ex viceministro dell’Economia, definisce così la convocazione dell’amministratore delegato delle Generali, Philippe Donnet, da parte della presidenza della Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario di cui fa parte lo stesso esponente di LeU. Anche se avviene nel pieno della battaglia tra gli azionisti della compagnia di Trieste per il controllo delle Generali: da una parte il primo socio Mediobanca che sostiene Donnet e dall’altra il costruttore-editore Francesco Gaetano Caltagirone, che ha appena presentato una rosa di candidati alternativi per la guida del Leone. La notizia della convocazione in Commissione, anticipata da Milano Finanza nel weekend e rilanciata lunedì dal Messaggero di Caltagirone, è stata seguita da un vero e proprio ruggito in Borsa del titolo Generali (+3,71%) oltre che dalle dimissioni polemiche dalla Commissione del deputato di Italia viva Luigi Marattin, che è anche presidente della Commissione Finanze e per il quale la convocazione di Donnet “ha superato ogni limite” con un intervento di una commissione “che entra pesantemente in una partita di governance societaria dalla quale la politica dovrebbe a mio avviso stare fuori”.

Capisco i rilievi del collega Marattin, però a differenza dell’analoga Commissione della scorsa legislatura, quella attuale ha una legge istitutiva che è impropria. Il problema non è la convocazione, che ritengo comunque inopportuna, ma l’ambito di intervento che è stato definito per la Commissione. Mentre la precedente aveva per oggetto i soli istituti che ricevono risorse pubbliche, quella attuale ha un mandato illimitato con un riferimento al risparmio in termini molto generici, includendo le prestazioni assicurative e previdenziali. E così da un lato si sovrappone alle competenze di Commissioni permanenti, dall’altro si sovrappone con poteri d’inchiesta anche alle competenze delle Autorità di regolazione. Ma l’audizione prevista per il 5 aprile è analoga a tante altre che sono state fatte in questi anni.

La Commissione teme forse che le tenuta delle Assicurazioni Generali e con lei le prestazioni assicurative e previdenziali di sua pertinenza?
Assolutamente no. La legge non prevede che ci sia una situazione di criticità, ma semplicemente indica la possibilità di verificare le condizioni del risparmio. È un’attività come altre, a larghissimo raggio. Abbiamo audito anche Unicredit e soggetti di tutti i tipi

Non è un po’ pretestuoso? Non è corretto pensare che oggi il titolo di Trieste sia in fibrillazione per la discesa in campo del Parlamento?
Capisco le critiche di Marattin, ma c’è una legge che ha quelle caratteristiche, dopo di che è un’audizione: la Commissione non ha poteri sanzionatori o d’intervento. Può essere inopportuna, ma non mi pare possa avere alcun impatto: l’audito viene a raccontare ciò che crede e se ne va. Il regolatore non viene investito di alcun intervento. E se qualche parlamentare aveva intenzione di intervenire sulla partita, non aveva bisogno dell’audizione. Secondo me Marattin avrebbe dovuto evitare le dimissioni: la sua presenza e il suo intervento sarebbero stati opportuni se ritiene che ci siano attività improprie e inopportune. In questa vicenda anche da parte dei soggetti interessati si tende a dare un rilievo a questioni che alla fine non spostano equilibri, mi riferisco per esempio alle prime pagine del Messaggero di questi giorni. Ma rispetto alla partita che c’è in gioco, non credo che il fatto che ci sia l’audizione inibisca uno dei due contendenti.

E della partita in sé che idea si è fatto?
Sto cercando di capire, ovviamente, data la rilevanza dell’istituzione di cui parliamo. Certamente trovo che il ricorso al prestito delle azioni per aumentare i diritti di voto (da parte di Mediobanca, ndr) sia una questione quanto meno discutibile, mi pare un’alterazione e mi ha colpito, ma non so se sia regolata o meno.

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