Dzhokhar Tsarnaev è stato nuovamente condannato a morte. La Corte suprema americana ha ripristinato la pena capitale per l’attentatore della maratona di Boston, colui che il 15 aprile 2013, con la complicità del fratello, uccise 3 persone – tra cui un bambino di 8 anni – e ne ferì altre 260 con due ordigni esplosivi.

Il ragazzo, all’epoca ventunenne, era stato accusato di complotto per uso di un’arma di distruzione di massa, reato che comporta la possibilità di pena di morte. Tsarnaev era stato giudicato colpevole anche di avere sparato a un agente di polizia, uccidendolo, quattro giorni dopo l’attentato, durante la caccia all’uomo nei campus di Cambridge in cui si era nascosto con il fratello e che in quell’occasione fu ucciso dalla polizia.

La condanna a morte era stata cancellata nel luglio 2020, quando una corte federale aveva accolto il ricorso dei legali dell’attentatore. La sentenza è stata nuovamente rovesciata oggi, dopo che, nell’agosto 2020, Donald Trump, allora presidente, aveva chiesto che fosse ripristinata la pena capitale per Tsarnaev. I giudici hanno quindi ritenuto sbagliata la scelta della corte federale di respingere la condanna a morte del ragazzo.

L’attentato consisteva in due esplosioni al termine della maratona nel pieno centro della città di Boston, un’ora dopo che il primo maratoneta aveva tagliato il traguardo: gli ordigni, piuttosto artigianali, erano stati posizionati dentro dei cestini per la spazzatura, lungo il marciapiede, e poi fatti esplodere con un telecomando a distanza.

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