Anche la Finma, l’Autorità federale svizzera di vigilanza sui mercati finanziari, si sta occupando degli “Suisse Secrets” e del colosso bancario Credit Suisse. Secondo le rivelazioni di un pool internazionale di giornalisti la banca avrebbe accolto per anni fra i suoi clienti dittatori, presunti criminali di guerra trafficanti di droga e di esseri umani. La banca respinge gli addebiti. La Finma è a conoscenza degli articoli di stampa ma non commenta le singole notizie diffuse dai media, ha affermato il suo portavoce Tobias Lux. “Possiamo comunque confermare che siamo in contatto con la banca in questo contesto”, ha aggiunto Lux.

L’inchiesta giornalistica dell‘Organized Crime and Corruption Reporting Project ha coinvolto tra gli altri il New York Times’, il Guardian e la Sueddeutsche Zeitung’ oltre all’italiana La Stampa. A essere coinvolti sarebbero circa 18mila conti che farebbero capo a circa 30mila clienti per un valore complessivo che supera i 100 miliardi di euro. In alcuni casi si tratterebbe di rapporti che durano da decenni e datano addirittura agli anni ’40 del secolo scorso. Fatto che, se confermato, getterebbe un’ombra su buona parte della storia dell’istituto fondato a Zurigo nel 1856. Sono conti che ricevono un trattamento speciale e che sono accessibili solo ai vertici della banca e godono di regole differenti. Non significa, naturalmente, che tutti siano riconducibili a criminali.

Suddeutsche Zeitung ha pubblicato un estratto di una dichiarazione della fonte della fuga di notizie: “Credo che le leggi svizzere sul segreto bancario siano immorali. Il pretesto di proteggere la privacy finanziaria è solo una foglia di fico che copre il ruolo vergognoso delle banche svizzere come collaboratori degli evasori fiscali”. In un comunicato, Credit Suisse respinge “con forza” le accuse e le insinuazioni sulle “presunte pratiche commerciali della banca”. Tra i clienti “speciali” compaiono Pavlo Lazarenko, ex premiere ucraino condannato per riciclaggio negli Stati Uniti, Honsi Mubarak figlio del dittatore egiziano e il capo dei suoi servizi segreti Omar Suleyman.

I media siriani e panarabi danno ampio risalto oggi alla presenza nella lista dell’ex vice presidente siriano Abdel Halim Khaddam, morto a Parigi due anni fa, e Muhammad Makhluf, a lungo sponente di spicco dell’oligarchia al potere a Damasco e defunto zio dell’attuale presidente siriano Bashar al Assad. Entrambi gli ex correntisti sono stati accusati di essere corresponsabili di crimini di guerra e contro l’umanità. Ci sono poi 25 conti per un totale di 270 milioni di dollari riconducibili a persone coinvolti nelle indagini su pratiche di corruzione relative alla gestione della compagnia petrolifera Petroleos de Venezuela.

Almeno 700 gli italiani nella lista – Tra i nomi italiani presente in questo gruppo La Stampa cita anche l’imprenditore Mario Merello, residente in Venezuela e marito della cantante Marcella Bella. Secondo la procura di Milano Merello era a capo di un’organizzazione a delinquere che avrebbe frodato al fisco italiano circa 450 milioni di euro. Presso Credit Suisse Merello deteneva 13 conti, oggi chiusi. Nella lista dei clienti privilegiati compare poi l’Obolo di San Pietro, dove finiscono le donazioni raccolte dal Vaticano. Tramite questo conto sono state gestite le operazioni che hanno portato all’acquisto dell’immobile londinese in Sloane Avenue oggi al centro di un procedimento nei confronti del cardinale Angelo Becciu.

Nei confronti di Credit Suisse è in corso una causa legale a Bellinzona in Svizzera, la prima di natura penale a carico di una banca nella storia della Svizzera. Lo scorso 10 febbraio il quotidiano Financial Times ha scritto come dal processo stesse emergendo che alti dirigenti di Credit Suisse erano a conoscenza del fatto che alcuni dei loro clienti erano coinvolti in attività criminali ma tuttavia approvarono transazioni per alcuni milioni di euro prima di congelarne i conti. Il processo riguarda in particolari alcuni clienti bulgari parte di un gruppo di narcotrafficanti guidato da Evelin Banev che depositavano valigie di denaro contante presso la banca. Nel 2005 un componente di questo gruppo è stato assassinato ma il rapporto della banca con gli altri membri è proseguito. La banca ha replicato ad alcune indiscrezioni di stampa sulla vicenda affermando che si trattava di affermazione apparse su “giornali comunisti”. Il Tribunale dovrebbe pronunciarsi nelle prossime due settimane. Lo scorso 17 gennaio l’ex presidente di Credit Suisse Antonio Horta-Osorio si è dimesso dalla carica dopo soli 9 mesi per aver ripetutamente violato le regole sul Covid. IL manager si era impegnato a migliorare la responsabilità etica e sociale della banca.

Aggiornato il 23 marzo 2022

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