La tensione tra la Russia e l’Ucraina e i suoi partner occidentali della Nato sta raggiungendo i livelli massimi, tanto che l’amministrazione Biden, nonostante i numerosi appelli di riavviare un dialogo diplomatico costruttivo e improntato alla de-escalation, ha dato l’ok all’invio di 3mila soldati americani in Europa dell’est per proteggere il confine orientale dell’Alleanza da possibili incursioni delle milizie di Mosca. Gli uomini di Washington, secondo quanto riferisce la Cnn, arriveranno a destinazione “nei prossimi giorni” e saranno dislocati in Polonia, Germania e Romania: 2mila di questi partiranno da Fort Bragg, North Carolina, e arriveranno in Polonia e Germania, mentre altri 1.000 fanno parte di uno squadrone Stryker basato in Germania e Romania. La conferma è arrivata anche dal Pentagono con la specifica che “non si tratta di trasferimenti permanenti e non combatteranno in Ucraina. Saranno lì per difendere i nostri alleati della Nato”. Washington ha poi aggiunto che questi 3mila fanno parte degli 8.500 entrati in stato di allerta e che nei prossimi giorni potrebbero esserci annunci di ulteriori spostamenti: “È importante mandare un forte segnale non solo a Putin ma al mondo”. Una mossa, quella di Washington, che ha provocato la nuova, ennesima, reazione di Mosca: “Mossa distruttiva che aumenta le tensioni militari e restringe il campo per le decisioni politiche”, l’ha definita il viceministro degli Esteri russo, Alexander Grushko.

Chi ha accolto con favore il dispiegamento delle forze americane è il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, che “si compiace della decisione degli Usa di dispiegare forze aggiuntive in Germania, Polonia e Romania, aumentando la difesa e la deterrenza collettiva dell’Alleanza”. Si tratta, ha aggiunti, di un “potente segnale di impegno” da parte di Washington: “Altri alleati stanno fornendo forze aggiuntive di terra, navali ed aeree. Stiamo valutando il dispiegamento di forze aggiuntive nella parte sudorientale dell’Alleanza”.

L’ipotesi di un’invasione nel breve periodo viene presentata anche dal governo di Kiev, con il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, affermando che “l’Ucraina si prepara a tutti gli scenari possibili. Non sottovalutiamo la minaccia della Russia ma non consentiamo alla Russia di minacciare il nostro Paese”. Il capo della diplomazia ripete però che, secondo i loro calcoli, le truppe di Vladimir Putin ammassate al confine, che si stima siano più di 100mila, “non sono sufficienti per un’invasione su vasta scala”, mentre Kiev “non pianifica alcuna azione offensiva”. Dalle ultime immagini satellitari, confrontate con quelle di settembre, si nota però un aumento dell’attività nel campo militare di Novoozerne, in Crimea, con la costruzione di un’area per le tende militari. Altre immagini mostrano due zone di addestramento in Russia, a Pogonovo e Persianovsky, rispettivamente a 220 e 50 chilometri dal confine ucraino, con i crateri che dimostrano l’attività di addestramento. Mentre nella zona di addestramento di Osipovichi, nel centro della Bielorussia, le immagini mostrano il dispiegamento di un sistema missilistico a corto raggio Iskander.

A chi gli chiede un commento sulle affermazioni del segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, che ha più volte ribadito che i militari del Patto Atlantico non interverranno in territorio ucraino in caso di invasione perché Kiev non fa parte dell’Alleanza, Kuleba ha risposto che l’Ucraina “non ha mai chiesto ad altri Paesi di inviare militari a combattere per noi”. La richiesta che invece viene avanzata all’Unione europea è quella di “rimanere fermi e uniti sulla questione dell’inammissibilità degli ultimatum e delle richieste della Russia” e di “finalizzare le sanzioni che saranno pronti a imporre nel caso di una escalation militare russa, di fare in modo che la Russia ne sia al corrente. Perché è arrivato il momento di andare nello specifico, altrimenti la Russia pensa che bluffiamo”.

Mentre le parti si tutelano dal punto di vista militare, non si interrompono i canali diplomatici. Gli Usa hanno proposto alla Russia un accordo in base al quale entrambe le parti si impegnerebbero a non schierare in Ucraina “missili offensivi da terra e forze permanenti per missioni di combattimento”, secondo quanto riferisce El Pais che afferma di essere venuto in possesso dei documenti che attestino questa versione. In giornata si è tenuto anche un colloquio tra Vladimir Putin e il premier britannico, Boris Johnson, a capo di uno dei governi che più di tutti si è esposto contro l’atteggiamento di Mosca al confine ucraino. Per il capo del Cremlino la Nato non risponde in maniera adeguata alle preoccupazioni russe sulla sicurezza e l’Ucraina è responsabile di “un cronico sabotaggio” degli accordi di Minsk. Il premier britannico ha risposto mostrando “profonda preoccupazione per l’attuale attività ostile russa al confine ucraino”, aggiungendo che “ogni ulteriore incursione russa in territorio ucraino sarebbe un tragico errore di calcolo”.

TRUMP POWER

di Furio Colombo 12€ Acquista
Articolo Successivo

Ucraina a rischio invasione: così Mosca sfida la Nato. Cause dello scontro, cosa c’entra il gas e chi sta con chi

next