Rispetto alla proposta di candidatura avanzata dal centrodestra “non ci aspettiamo che Berlusconi si ritiri”. Così Maurizio Molinari, capogruppo della Lega a Montecitorio, intercettato prima di entrare negli uffici alla Camera dei Deputati.
Eppure Molinari ha già avanzato un ‘piano b’ e ora delinea anche due profili. “Io ho parlato di ‘piano b’ perché dall’altra parte c’è chi addirittura si rifiuta di sedersi a un tavolo a discutere finché c’è in campo il nome di Berlusconi e quindi, premesso che ad oggi il nome del nostro candidato è quello, nel caso in cui non dovesse essere lui, non possiamo lasciare la palla al Pd. Quindi dati i numeri deve essere il centrodestra a fare un nome”. “Se Casellati e Moratti sono profili che corrispondono all’identikit? – continua – Sono nomi che hanno quel profilo, ma ce ne sono tanti altri”. Su a chi tocca avanzare il nome, dunque, il centrodestra tiene il punto. Spetta a loro.
“È una posizione che non trova riscontro né nei numeri né nella politica perché le elezioni del 2018 non le abbiamo vinte noi, ma non le ha vinte neppure il centrodestra” ribatte il vicesegretario dem, Giuseppe Provenzano. “Nessuno ha la maggioranza per eleggere da solo il prossimo presidente della Repubblica, quindi l’unica via possibile è quella di sedersi e trovare un accordo su una figura istituzionale super partes, stile Mattarella, sul rilancio dell’azione di governo e sul proseguo della legislatura e non va bruciata nessuna carta”. “Il Presidente della Repubblica – continua Provenzano – rappresenta l’unità della nazione e questo taglia fuori tanti nomi che si sentono in giro”.
Il vicesegretario del Partito democratico conclude sottolineando un aspetto non secondario nell’elezione del successore di Mattarella: “Se si rompe la maggioranza su un passaggio politico così delicato come l’elezione del Presidente della Repubblica è difficile immaginare che si possa ricomporre magicamente il giorno dopo. Io credo di no. Per l’elezione serve almeno la stessa maggioranza”.
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