Xiomara Castro, socialdemocratica, è la prima presidente donna nella storia dell’Honduras. Il candidato dei conservatori, Nasry Asfura, ha riconosciuto la sconfitta e si è congratulato con la vincitrice per il suo “trionfo” ancora prima della conclusione dello scrutinio elettorale.

Castro è la moglie di Manuel Zelaya, l’ex presidente che fu deposto nel 2009 dal colpo di Stato che ha portato agli ultimi 12 anni di governo del Partito nazionalista conservatore. La 62enne leader socialdemocratica si è candidata con un programma anti corruzione con la promessa di mettere fine a quello che lei ha descritto come un “narco stato”. Zelaya è stato il manager della campagna elettorale della moglie, ma non è chiaro se avrà un ruolo nel prossimo governo. L’ultimo mandato del presidente uscente Juan Orlando Hernández è stato infatti caratterizzato da inchieste sul suo presunto ruolo nel narcotraffico. Il fratello, Tony Hernandez, è stato condannato negli Usa a 30 anni per narcotraffico, e lo stesso presidente appare coinvolto nelle carte processuali. Ed una volta lasciata la presidenza, non viene esclusa la possibilità che anche lui possa essere estradato.

Intanto, dagli Stati Uniti sono già arrivate le congratulazioni a Castro per “la storica vittoria come prima donna presidente dell’Honduras”, ha detto Antony Blinken. “Il popolo dell’Honduras ha esercitato il diritto di voto in elezioni libere e eque – ha aggiunto su Twitter il segretario di Stato – siamo ansiosi di lavorare insieme per rafforzare le istituzioni democratiche, promuovere una crescita economica inclusiva e combattere la corruzione”. L’Honduras è uno dei principali Paesi di provenienza dei migranti che arrivano alla frontiera con gli Usa, soprattutto a causa della cattiva amministrazione del governo uscente. L’economia del Paese conta in modo importante sulle rimesse degli emigrati negli Usa, che costituiscono circa il 20% del Pil. Nella campagna elettorale, Castro ha detto che sarà una sua priorità avviare negoziati sui migranti con l’amministrazione Biden, ma anche definito il fenomeno “un fatto sociale ed un diritto”, parole che sembrano divergere con l’interesse degli Usa a trovare misure deterrenti ai flussi migratori.

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