“Alla luce delle decisione del governo”. La Lega motiva così il rinvio dell’assemblea programmatica che il segretario Matteo Salvini aveva fissato per l’11 e 12 dicembre a Roma dopo i dissidi interni e le liti con la fronda di Giancarlo Giorgetti. Doveva essere il momento di pianificare la strategia, di “parlare dell’Italia” che “andremo a governare nel 2023”, diceva il leader. Invece, non se ne farà nulla. Parlamentari, presidenti di Regione, amministratori locali e militanti non saranno convocati nella Capitale. La decisione è stata presa all’indomani della decisione del governo di introdurre il Super Green Pass, indispensabile anche per partecipare a eventi al chiuso.

Se da un lato i leghisti smorzano la vicenda, spiegando che sarebbe stato inopportuno convocare centinaia di persone in un momento di ripresa dei contagi, dall’altro il rinvio – viene spiegato da stesse fonti del partito – si è reso necessario “per garantire a tutte le persone invitate la possibilità di partecipare”. Una “scelta di rispetto, in particolare per militanti e amministratori locali, alla luce delle decisioni del governo”, riferiscono dal Carroccio.

Insomma, la domanda viene spontanea: tra gli invitati ci sarebbe stato un alto numero di non vaccinati, impossibilitati quindi a partecipare? La Lega, va ricordato, negli scorsi mesi è stata, insieme a Fratelli d’Italia, la forza politica che più ha difeso la libertà vaccinale opponendosi all’introduzione di restrizioni per chi non aderiva alla campagna. Un muro che si è andato via via sgretolando.

Prima con il voto favorevole all’introduzione del primo Green pass, quindi con le barricate presto abbassate quando la certificazione verde è diventata obbligatoria per accedere ai luoghi di lavoro e quindi mercoledì con il via libera al Super Green pass, con una sola perplessità espressa, quella dell’introduzione già in zona bianca. Salvini è insomma stato piegato passo dopo passo e nell’ultima occasione ha dovuto arrendersi anche alla volontà dei presidenti di Regione leghisti, Luca Zaia e Attilio Fontana in primis, con Massimiliano Fedriga lodato, in qualità di numero uno della Conferenza delle Regioni, da Draghi e Gelmini per il lavoro svolto. A luglio aveva definito una “cazzata pazzesca” le distinzioni tra vaccinati e non vaccinati attraverso il Green pass, poi ha avallato le scelte del governo sul punto. Ora deve annullare l’assemblea programmatica alla luce della “decisione del governo” di cui fa parte la Lega.

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