Sui banchi scuri dell’aula del Pirellone ci sono faldoni, fogli sparsi, persino bottigliette di succo e altri alimenti. In questi giorni, dietro i pannelli in plexiglas, i consiglieri di minoranza del Consiglio regionale lombardo si stanno alternando in interventi di ore (si è arrivati a sette, che al momento è il record) per quello che in politichese viene chiamato “ostruzionismo”. Il motivo? Si sta discutendo la riforma della sanità firmata da Letizia Moratti, tornata in sella in piena emergenza Covid, questa volta da assessora al Welfare, per mettere una pezza ai danni del predecessore, Giulio Gallera. In pratica, si sta definendo il perimetro entro cui verrà speso circa l’80% del bilancio della regione più ricca d’Italia (20,5 miliardi di euro, nel 2020). Ma accanto alle migliaia di emendamenti di Pd, M5s, Lombardi-civici-europei, Azione e +Europa, oggi è spuntato un ordine del giorno di Forza Italia che ha l’obiettivo di depotenziare Aria spa, il braccio armato della Regione in tema di acquisti, nato a marzo del 2019 e fortemente voluto da Attilio Fontana, al cui vertice sedeva il berlusconiano Francesco Ferri, costretto a dare le dimissioni proprio dal presidente leghista, a marzo 2021, nel pieno della bufera dovuta alle disfunzioni della piattaforma di prenotazione del vaccino anti-Covid.

Con l’ordine del giorno, firmato dal forzista Gabriele Barucco, si chiede, in sostanza, di ridimensionare il ruolo di Aria come centrale acquisti e di tornare agli acquisti decentralizzati da parte di ogni ospedale. Nel breve periodo, le Asst aggregherebbero “dipartimenti interaziendali di acquisto, riducendo il numero complessivo delle stazioni appaltanti sul territorio” con l’obiettivo di arrivare a “una gestione per livelli differenti che garantisca maggiore appropriatezza e rapidità nella raccolta dei fabbisogni, nella programmazione ed effettuazione delle procedure di acquisto”. Al momento non è dato sapere se tutte le forze di maggioranza convergeranno sull’odg – difficile – ma è un fatto che se venisse approvato la settimana prossima, Fontana subirebbe un colpo. “Sarebbe molto strano se quel documento non fosse stato concordato – ragiona un consigliere di centrodestra – anche perché Barucco è un uomo di Massimiliano Salini (il commissario di Forza Italia in Lombardia che ha sostituito Mariastella Gelmini, ndr). Io, comunque, lo voterei”.

Per inquadrare al meglio la questione, è necessario considerare la riforma della sanità – aspramente criticata dalle opposizioni per il fatto di essere “l’ennesima occasione persa” e di “privilegiare come sempre i privati” – nella sua interezza. Nel progetto di legge, infatti, è previsto che “la gestione del fondo sanitario regionale” resti “affidata integralmente all’assessorato competente in materia sanitaria e sociosanitaria”. Tradotto: “La spesa sanitaria viene spostata dal Bilancio al Welfare – spiega il dem Pietro Bussolati – in pratica è come se Moratti decidesse le sorti dei fondi destinati alla sanità, togliendo peso al leghista Davide Caparini (assessore al Bilancio, ndr). E qui si inserisce l’odg di Barucco: “Non solo il budget della Regione viene affidato all’assessorato al Welfare, ma con una Aria spa depotenziata si mette nelle condizioni lo stesso assessorato, e cioè Moratti, di avere tra le mani la partita degli acquisti“.

E sullo sfondo c’è un’altra partita, quella più importante in termini elettorali e politici: le elezioni del 2023. Il nome di Letizia Moratti circola da tempo nei corridoi di Palazzo Lombardia. E in questo senso la riforma della sanità, per lei, “sarebbe un biglietto da visita fondamentale”, come ci spiega il consigliere di centrodestra. Dall’altra parte, tuttavia, Fontana non avrebbe intenzione di lasciare il passo e, anzi, vorrebbe ricandidarsi. Ecco allora la “guerra a bassa intensità” tra i due. “Ma il voto in Aula sulla riforma, la settimana prossima, sarà a scrutinio palese – dice Bussolati – e allora ne vedremo delle belle”.

Twitter: @alb.marzocchi

IL DISOBBEDIENTE

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Lombardia, nella riforma della Sanità 85 milioni per un “centro per le malattie infettive”. Ma la Regione ha già due strutture (quasi) uguali

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