Lotti, Bianchi e Renzi, ma anche altri parlamentari e viceministri come Nencini, Fioroni, Bonafé e in Europa Tajani, Fidanza, Giarrusso. Tutti beneficiari, stando alle carte dell’inchiesta su Fondazione Open, di contributi elettorali versati dall’imprenditore Pietro Di Lorenzo, un tempo lobbista e produttore di fiction, quindi patron dei laboratori di ricerca Irbm di Pomezia, che in ultimo coltiva anche il sogno di una tv per la divulgazione dei risultati scientifici. Un vero esperto di public affairs finito accusato di traffico di influenze illecite con l’ex presidente della Fondazione Alberto Bianchi. Ma i politici che lo facilitavano e passavano all’incasso, anche se non indagati, non ne escono meglio.

Di Lorenzo è proprio “mister vaccino, titolare dei laboratori biomedici di Pomezia i cui brevetti contro ebola e covid-19 sono volati in Svizzera. Nel 2015 si mette in testa di realizzare una specie di tv del Cnr denominata HIGH Science TV.eu. Pensa di farlo con soldi pubblici, perché lui è un socio pubblico: per mantenere i composti chimici ereditati dalla Merck nel 2009 era nata “Collezione nazionale composti chimici e centro screening” (Cnccs), società misto pubblico-privato di cui il Cnr detiene il 20%, l’Istituto superiore di Sanità un 10%, il resto è del socio privato Di Lorenzo, che dallo Stato riceve ogni anno milioni per mantenere la struttura di ricerca. La “tv degli scienziati” è poi naufragata a giugno di quest’anno, col Cnr che boccia la società di cui è socio e che chiede altri soldi, pur senza attività e rendicontazioni esaustive. Ma sotto la lente degli inquirenti è la sua genesi, che avviene mischiando politica, affari e contributi elettorali. Il progetto parte nel 2016 sotto i migliori auspici grazie a due delibere di finanziamento da 9,7 milioni del Cipe, il cui segretario all’epoca era Luca Lotti. Da mail e messaggi di Di Lorenzo ora agli atti emergono l’intenso lavorio di lobby esercitato dall’imprenditore sulla rete di contatti politico-istituzionali di cui dispone e il seguito che gli viene dato per garantirgli quel finanziamento pubblico che gli serve.

Dalle carte emerge come Lotti in persona, fin dall’inizio, avesse suggerito a Di Lorenzo di far seguire la pratica all’allora sottosegretario al Miur Davide Faraone. Per l’imprenditore il capo di Gabinetto Alessandro Fusacchia però la tiene troppo sul tavolo, non spinge a dovere sul ministro Giannini perché firmi il decreto da passare a Chigi che pesca i soldi dal Fondo dei progetti speciali per la ricerca 2015. Soldi che tempo tre mesi non si potranno più assegnare, perché finiranno in perenzione. L’imprenditore ha fretta, il funzionario vuol vederci chiaro e pensa a un tavolo tecnico che allungherebbe i tempi. Di Lorenzo muove mari e monti per evitarlo. Chiama il viceministro Nencini, interessa il renziano Andrea Marcucci, allora presidente dalla Commissione istruzione pubblica a Palazzo Madama. Sollecita anche il capo di gabinetto di Lotti e alla fine proprio da lui torna, allo scopo di fare pressione sul presidente del Cnr perché a sua volta solleciti il ministro. Di Lorenzo e Lotti si incontrano di persona il 9 novembre 2016, il sottosegretario gli conferma la volontà di anticipare la seduta del Cipe e lo rassicura: “È tutto a posto”. E in effetti l’1 dicembre 2016 il Cipe si riunisce e delibera il finanziamento per il progetto High Science Tv.

Come nelle monete, però, c’è l’altro lato della storia. Ed è quello che i finanzieri ricostruiscono in parallelo alla iter del finanziamento: una girandola di soldi che l’imprenditore fa avere sia a Open che al suo deus ex machina, l’avvocato Alessandro Bianchi. Tra il 2014 e il 2019, ricostruiscono i finanzieri, la Fondazione di Renzi ha ricevuto otto bonifici da società riconducibili all’imprenditore per un totale di 200mila euro. L’erogazione spesso anticipa di pochi mesi un qualche via libera del Cipe ai finanziamenti. Ad esempio quella per la tv della scienza: nei mesi di fermento per farla passare Di Lorenzo finanzia il Comitato “Basta un sì” con 20mila euro e Open per altri 30mila. Di Lorenzo, annotano gli investigatori, ingaggia lo stesso Alberto Bianchi, a capo del think tank che sostiene Matteo Renzi e tra il 2016 e il 2018 gli affida quattro consulenze legali per un totale di 31mila euro tramite la Fondazione Versiliana di cui è presidente.

Il meccanismo del resto era rodato. Di Lorenzo era arrivato a Lotti&C tramite l’allora vice alle Infrastrutture Riccardo Nencini che già nel 2014 si era adoperato per superare l’empasse di un finanziamento bloccato al Miur per un altro progetto di Di Lorenzo denominato “Pronat”, per l’identificazione di agenti bioattivi da prodotti naturali di origine animale e vegetale, che avrebbe fatto incassare al consorzio Cnncss. Nencini si metteva a disposizione (“Al lavoro, abbracci”), sensibilizzava il ministro Giannini che – rassicura poi Nencini – riscriverà il decreto da capo includendo i fondi. Dalle carte spuntano contributi elettorali sia a lui che a Giuseppe Fioroni. La Leopolda 2015 è un’occasione d’oro per la tv della scienza. Di Lorenzo spera d’incontrare sia Lotti che il dg Rai Campo Dall’Orto, nominato da Renzi, per perorare la causa di un “canale scientifico europeo”. Nel 2017 chiede a Nencini il numero di Renzi, ormai dimissionario. Via sms gli scrive che è ancora più determinato a dargli “ogni supporto possibile”. Lo ringrazia per essere venuto alla Versiliana e a Pomezia. L’altro taglia corto, bello conoscere persone come te. Ma intanto, parlano i bonifici.

Il progetto ha ambizioni europee. Di Lorenzo vuole presentare la tv della Scienza al G7 di Taormina, vuole un mega evento nella Sala Plenaria, vuole sia il focus delle “Giornate europee della Ricerca e Innovazione” organizzate dalla Presidenza del Parlamento Europeo. E così investe su Antonio Tajani che lo presiede. Si fanno telefonate, trasferte ma la cena propedeutica alla conferenza di Bruxelles tra Di Lorenzo e Tajani sarà a Roma, ai “Due ladroni” di piazza Nicosia. Agli atti c’è un bonifico di 8mila euro per l’euroforzista. Un altro di 4.300 all’eurodeputato Carlo Fidanza (“grazie di tutto”). Un anno fa Dino Giarrusso veniva deferito da Vito Crimi per i versamenti arrivati da tal Ezia Ferrucci, ceo della Ndl lobbyng srl fondata da Di Lorenzo nonché direttore editoriale di High Science Tv. Quando vennero fuori le contribuzioni elettorali, tutte sopra il limite di 3mila euro, ci si chiese se ci fosse stato un interessamento nelle vicende di Di Lorenzo. Si apprende ora che i due si incontrarono a Roma, sotto la scalinata di via Trastevere, per aggiornare Fioramonti di un problema sorto col presidente del Cnr Massimo Inguscio, che nella chat con Giarrusso apostrofa come “delinquente”.

In una girandola di chat finisce anche Luigi Di Maio, all’epoca neoministro al Mise. Lo corteggia perché il Cipe fa entrare il ministero nell’operazione coi fondi della promozione digitale. “Beppe” è stregato dal progetto della tv scientifica, giura l’imprenditore. Di Maio taglia corto, ma l’altro propone al capo politico del M5S di candidare proprio Ezia Ferrucci, la sua socia nella Ndl lobbyng srl che, materialmente, eseguiva bonifici per la fondazione di Renzi e nel 2018, proprio in occasione delle politiche, a favore del M5S. “Faccio l’impossibile”, risponde il ministro. Ma non è bastato. I politici alla fine si son presi i soldi, la tv non è mai partita e sono arrivati i finanzieri. Il lobbismo non è una scienza esatta.

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