Quello tra alcuni studenti dell’università Statale di Milano e il rettore Elio Franzini è un conflitto in tre atti. Il primo: l’occupazione di alcune aule dell’università Statale di Milano per chiedere maggiori spazi di studio e socializzazione. Il secondo: la risposta del rettorato, che si è rivolto alle forze dell’ordine per far sgomberare gli studenti. Il terzo: un sit-in degli universitari per sottolineare le loro esigenze e rilanciare l’iniziativa interrotta giovedì 4 novembre. Quando, alle prime luci del mattino, con un blitz polizia e carabinieri hanno sgomberato un’aula occupata nella sede di Via Festa del Perdono, precisamente nel chiostro del dipartimento di storia. All’interno c’erano 28 persone, tutti denunciati: tra loro molti membri del collettivo Cric.

Lo stesso che all’indomani ha organizzato l’assemblea pubblica il cui obiettivo è sintetizzato in uno striscione: “Aule studio autogestite aperte 24/7”. Quella di Cric (Collettivo Rottura In Corso) è una realtà nata il 19 ottobre all’interno delle mura universitarie, composta da studenti della Statale, che recrimina l’assenza di spazi accademici (di studio e aggregazione) all’interno dell’Ateneo. L’elemento principale che il collettivo contesta, infatti, riguarda il ridotto numero di aule studio, ma anche di altri spazi universitari, che l’università ha messo a disposizione dopo la riapertura agli studenti. È essenziale, secondo Cric, che gli organi della Statale aumentino il numero degli spazi, per garantire un miglior benessere agli studenti sia sul lato sanitario, che su quello della socializzazione e della vita universitaria. “Nell’ultimo periodo abbiamo visto come gli spazi per studiare, tra cui aule studio e biblioteche, forniscono un servizio assolutamente insufficiente. Ci sono pochissime aule studio e le poche biblioteche aperte chiudono alle 18”, ha ribadito un membro dei Cric a ilfattoquotidiano.it, durante il sit-in organizzato dal collettivo dopo lo sfratto. Poi ha aggiunto: “In qualità di studenti che pagano le tasse, e che chiedono a loro volta servizi, noi reclamiamo, essenzialmente, il prolungamento dell’orario delle biblioteche, e l’utilizzo di un maggior numero di spazi per gli studenti, come per esempio le aule vuote una volta terminate le lezioni. Da qui è nata la nostra occupazione dell’aula”.

Sul lato dei rapporti con i principali organi universitari, lo stesso collettivo ha provveduto a contattare direttamente il rettore, Elio Franzini, per cercare una mediazione. “Oltre alle nostre iniziali richieste, abbiamo chiesto al rettore un incontro pubblico per discutere della situazione che stanno vivendo oggi gli studenti della Statale – ha raccontato a ilfattoquotidiano.it Samuele Oltolini, altro membro di Cric – Ci è stato risposto che avrebbe acconsentito solo se avessimo abbandonato l’aula e cessato ogni tipo di occupazione del luogo. La nostra realtà, seppur molto giovane, ha provveduto a garantire un’aula studio aperta 24 ore su 24, oltre all’organizzazione di alcuni incontri di formazione; noi vogliamo che tra studenti e organi accademici ci siano dialogo e valorizzazione di queste iniziative, non unicamente repressione”. Proprio l’atteggiamento scelto dal rettorato, ossia di far intervenire la forze dell’ordine per sgomberare l’aula (che nel pomeriggio è stata chiusa e sbarrata), ha destato preoccupazione da parte dei membri del collettivo, ricordando il precedente del 2013; in quell’occasione, all’interno dell’Ateneo, ci furono scontri tra manifestanti e forze dell’ordine, con un bilancio di sei feriti.

Il motivo dei tafferugli riguardò l’occupazione, da parte di alcuni collettivi studenteschi, dell’ex libreria Cuem, che aveva dichiarato fallimento nel 2011. Un elemento, quello dell’utilizzo della forza, che a detta del collettivo rischia di incrinare ulteriormente i rapporti tra gli stessi studenti e i vertici dell’ateneo, spostando il problema della concezione degli spazi a quello macroscopico del rapporto di fiducia tra gli stessi vertici e gli studenti. “Non possiamo che constatare che tra i banchi nel nostro ateneo noi studenti viviamo una contraddizione tra le aspettative dateci e la realtà che incontriamo. Questo scarto tra aspettative e realtà, nel quale confluisce inevitabilmente anche il futuro e per niente roseo mondo del lavoro, non fa altro che ribadire l’enorme importanza che hanno gli studenti nell’invertire questo senso di marcia: cominciando da un’università che risponda alle richieste degli studenti, e che smetta di porre al centro soltanto l’interesse di pochi privati” ha concluso durante il sit-in Giorgia Salvati, del collettivo Cambiare Rotta Milano.

La risposta dell’ufficio stampa del rettorato, contattato da ilfattoquotidiano.it, ha voluto ribadire la legittimità del gesto: “Partiamo dal presupposto che non si trattasse di un’aula piccola, ma di un complesso di 5 studi docenti del dipartimento di storia, che hanno inevitabilmente dovuto interrompere le attività a causa di questa occupazione. La scelta di sgomberare l’aula è stata inoltre dettata, oltre che dalla situazione d’illegalità esercitata dal collettivo, anche dalla potenziale situazione di pericolo per gli stessi occupanti, dato che al suo interno si stavano eseguendo alcuni lavori di ristrutturazione”. Successivamente, è intervenuta Marina Marzia Brambilla, prorettrice delegata alla Programmazione e all’organizzazione dei servizi per la didattica, gli studenti e il personale: “Da quando l’università è tornata a essere in presenza, abbiamo lavorato molto sul tema degli spazi con le rappresentanze studentesche. Abbiamo riqualificato aule e ampliato le sale dove consumare i pasti – ha spiegato a ilfattoquotidiano.it – Sul lato biblioteche, stiamo lavorando per ampliare gli orari di apertura oltre le 18. Comprendo che nella sede centrale dell’università, in Via Festa del Perdono, ci siano problemi inerenti agli spazi a disposizione, ma non accettiamo le occupazioni; il rettore si è sempre mostrato disponibile al dialogo, e cerchiamo di soddisfare in ogni modo le richieste degli studenti, ma assegnare nuovi spazi significa, spesso, toglierli ad altre realtà dell’ateneo; è una faccenda complicata su cui stiamo lavorando, ma saremo sempre disposti al dialogo, in contesti di legalità”.

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