Associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, trasferimento fraudolento di beni e valori e appropriazione indebita aggravati dal metodo mafioso, nonché bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio. Questi i reati contestati agli indagati nell’ambito di un’operazione della Direzione Investigativa Antimafia. Gli investigatori hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal giudice per le indagini preliminari di Milano su richiesta della locale Dda. L’indagine ha tratto spunto da riscontri su personaggi legati alla cosca Pesce-Bellocco di Rosarno, particolarmente attivi nel territorio lombardo. Gli interessi degli indagati spaziavano dalle estorsioni ai reati di bancarotta fraudolenta, al riciclaggio di proventi di attività delittuose connesse anche all’illecita gestione di rifiuti. Tra i soggetti colpiti dai provvedimenti restrittivi figurano, inoltre, appartenenti ad altre storiche famiglie ‘ndranghetiste insediatesi nei territori del lecchese e del comasco.

Per gli investigatori particolarmente significativi sono risultati degli episodi di estorsioni nei confronti di alcuni promotori finanziari costretti – attraverso minacce e percosse – a consegnare somme di denaro contante e/o fornire una “forzata” collaborazione nell’ambito dell’intermediazione creditizia, spiega la nota della Dia. Le perquisizioni sono state eseguite dagli uomini della Dia di Milano, Roma, Napoli, Reggio Calabria e Brescia nonché i reparti della Polizia di Stato, dei Carabinieri e della Guardia di Finanza competenti sulle province di Brescia, Mantova, Novara, Varese, Lecco e Como. L’operazione, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo lombardo, “assume rilievo poiché riscontra le connotazioni mafiose e le spiccate capacità criminali dell’organizzazione criminale”

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