Un anno fa pubblicò un libro in cui equiparava gli ideali fascisti e quelli partigiani e metteva in discussione i valori della Costituzione. Oggi riecco Lorenzo Alessandrini, ex sindaco di Seravezza in provincia di Lucca dal 1993 al 2001: si candida nuovamente alle elezioni del 3 e 4 ottobre nel paesino versiliese, medaglia d’argento della Resistenza, a una decina di chilometri da Sant’Anna di Stazzema, dove il 12 agosto del 1944 le Ss, guidate dai fascisti del posto, trucidarono 560 civili, perlopiù donne e bambini.

Tanto peggio, tanto meglio. Sant’Anna e dintorni si intitolava il libro – autopubblicato – di Alessandrini, che d’altra parte è laureato in tecnologia delle comunicazioni multimediali e audiovisive con una tesi in sociologia delle comunicazioni. Eppure non è nuovo a certe prese di posizione. Da sindaco della Dc inaugurò per esempio una mostra iconografica su Benito Mussolini a Palazzo Mediceo dal titolo immancabile L’uomo della provvidenza.

Nel suo libro tra le altre cose scrive: “Prima di arrivare alla concessione della medaglia d’oro al Comune di Stazzema e alla Versilia, si è dovuto provvedere a una generale e progressiva ‘sanificazione’ delle impurità presenti nella memoria collettiva sull’apparato resistenziale (che si era distinto per gesti di viltà, più che per eroismo) per poter procedere alla sistemazione e all’affermazione definitiva di quei ‘valori’ che al livello politico nazionale venivano imposti alla popolazione italiana dall’Assemblea Costituente”. E ancora: “Nel Dopoguerra (…) si doveva crescere come cittadini nel culto della lotta per la liberazione e della figura dei partigiani, giovani eroi ardenti d’ideale che si erano votati al sacrificio supremo per il bene della Patria: in pratica valori analoghi a quelli propugnati dalla Decima Mas, visto però allo specchio. Non vi è dubbio però che questa operazione di santificazione della Resistenza, almeno in Versilia si è dimostrata più ardua e laboriosa del previsto, proprio per l’eredità lasciata dalla memoria infame del 12 agosto”. La tesi di Alessandrini – un po’ ritrita e già usata per esempio per via Rasella – è che la strage fu causata dal comportamento “provocatorio e vile” dei partigiani: “La grave colpa dei partigiani versiliesi, nella loro suprema impreparazione tecnica e nella loro evidente immaturità culturale ed umana – si legge nel libro – è stata quella di aver aderito al movimento, per la gran parte, per opportunismo e non per fede, poi di aver creato e/o aggravato le condizioni causali del disastro facendo salire giorno dopo giorno la tensione generale, determinando nell’area di Farnocchia e Sant’Anna condizioni di rischio che negli altri paesi della Versilia non si sono certo create, nonostante i tedeschi della Wehrmacht operassero ormai con una certa brutalità causando problemi un po’ dappertutto. Tutto questo non poteva che far da preludio prima o poi a qualcosa di eclatante”. Una tesi che la storiografia e, nel caso specifico, anche un processo celebrato dal tribunale militare di La Spezia con le relative condanne all’ergastolo di ex Ss, ha da tempo accantonato. Ciononostante tra i candidati di punta della lista civica di Alessandrini compare anche Michele Silicani, ex sindaco di Stazzema ed ex presidente del Parco della Pace.

Non ci sta il sindaco di Stazzema Maurizio Verona. “A Sant’Anna – dice a ilfattoquotidiano.itci fu una strage pianificata da nazisti accompagnati da fascisti locali, dove hanno ucciso donne e bambini. C’è sempre questo tentativo di riscrivere la storia per far emergere che anche i partigiani hanno fatto delle cose sbagliate. Io credo invece che la Resistenza sia quel movimento al quale dobbiamo la libertà riconquistata”. Proprio a Sant’Anna, mercoledì 13 ottobre, alle 17.30, nella piazza della Chiesa – dove i corpi furono ammucchiati e dati alle fiamme dalle Ss – si terrà la Giornata Antifascista, con l’intervento, tra gli altri, di Gianfranco Pagliarulo, presidente nazionale Anpi, e della sindaca di Marzabotto Valentina Cuppi.

Per il professor Paolo Pezzino, storico, professore di Storia contemporanea all’università di Pisa e autore di Sant’Anna di Stazzema. Storia di una strage (ed. Il Mulino) “da un punto di vista storico è una tesi del tutto sbagliata, perché si tratta di persone che combattevano per ideali completamente diversi. Il punto è per quale patria si combatteva. Gli uni combattevano per una patria razzista, nazionalista, imperialista e quel che è peggio succube alla Germania. L’idea di patria per cui combattevano i partigiani non era uniforme tra tutti, ma era comunque per un ritorno alla libertà, alla democrazia, ai diritti civili e politici. Idee di patria differenziate, non è giusto metterle sullo stesso piano”. Pezzino, che è anche presidente dell’Istituto Nazionale Ferruccio Parri che raggruppa i 66 istituti storici della Resistenza, non ci sta al revisionismo per cui il fascismo ha fatto anche cose buone. “Tutti i regimi per quanto dittatoriali fanno anche cose buone, nel senso che costruiscono strade e ferrovie e si occupano in qualche modo del welfare dei loro cittadini, perché sennò non possono sopravvivere. Sul carattere dittatoriale del regime fascista non vi può essere alcun dubbio”.

Nella foto: 29 febbraio 2020, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, alla Fabbrica dei Diritti di Sant’Anna di Stazzema, per la cerimonia per il cinquantesimo anniversario del conferimento della medaglia d’oro al valor militare al Comune di Stazzema.

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