C’è l’ex grillina no vax e antisionista, un aspirante vincitore di un Guinnes dei primati per cambio di casacca, il tifoso ultras della Lazio, il candidato che s’è dimenticato la militanza a destra e corre al fianco dei sostenitori dei diritti delle comunità straniere ed Lgbt. Non manca qualche indagato e chi cerca una identità più istituzionale, col salto da Casapound alla Lega. È anche questo il menù che i romani si troveranno sulla scheda elettorale alle urne del 3 e del 4 ottobre, quando dovranno scegliere tra migliaia di nomi in corsa per l’Assemblea capitolina e i Municipi. Sono note le vicende di due esponenti della politica romana, con indagini a carico. In Forza Italia c’è l’ex M5s Marcello De Vito, imputato nell’ambito di un filone d’inchiesta sulla realizzazione dello Stadio dell’As Roma. Nel centrosinistra c’è Giovanni Caudo, capolista di Roma Futura, ex assessore di Ignazio Marino e indagato nella vicenda delle Torri dell’Eur. “È un’indagine che va avanti dal 2015, sono sei anni – racconta Caudo interpellato in merito – Ho fatto tutto quanto dovevo con il mio avvocato. Alla bisogna torna questa indagine, spero che ci sia presto un giudice che faccia chiarezza“.

Una vera spina nel fianco per il centrodestra però è l’ex grillina Francesca Benevento. Consigliera del Municipio XII al Misto, dopo l’addio al M5s, Benevento ha condotto sui social una serrata campagna contro i vaccini, scivolando facilmente in posizioni antisemite. Il ministro della Salute Roberto Speranza? “Un ebreo askenazita formato dalla McKinsey, che riceve ordini dall’élite finanziaria ebraica”, ha scritto. E la pandemia? “È stata pianificata per decenni, tutto è stato orchestrato con frodi di massa”. Nella Capitale tutti ricordano quando diceva che “il Covid è stato creato per arrivare a comandare l’uomo dall’interno” con i vaccini e, poi, l’allusione su Giuseppe Conte come appartenente agli “Illuminati”, una presunta setta che lavora per sovvertire l’ordine mondiale. Tutti a Roma la ricordano insieme al discusso compagno di banco, anche lui ex grillino, Massimiliano Quaresima, protagonista di vicende simili. Dettagli che però sono sfuggiti al candidato del centrodestra. E ora Enrico Michetti sta provando a parare il colpo. Ai giornalisti, a margine della presentazione della lista di FdI, ha detto: “Abbiamo 2.500 candidati” e non è possibile “fare un excursus di tutto quello che hanno dichiarato tutti negli ultimi 10 anni sui social”; ma “abbiamo preso le distanze in maniera ferma e decisa. Non è quella la nostra posizione. Valuteremo provvedimenti”. Caso rinviato. Si aggiunge ad altri. In corsa con Michetti c’è anche un volto noto della Curva Nord della Lazio. È Francesco Cuomo, candidato nella lista di FdI, è tra gli esponenti biancocelesti ritenuti vicini al gruppo degli Irriducibili, per intenderci quello guidato da Diabolik, nome d’arte di Fabrizio Piscitelli, assassinato nell’estate del 2019, più volte coinvolto in affari di droga.

Fanno invece sorridere gli eterni confusi della politica. Quelli che cambiano partito o addirittura schieramento, veloce come cambia il vento. Tra loro, se ci fosse un guinness dei primati per il cambio di partito nella Capitale, forse se lo aggiudicherebbe Gilberto Casciani. Ora è in campo nella lista di FdI. Si torna a parlare di lui, ma si scrisse il suo nome anche nel 2008, e nel 2006, e nel 1994… a ogni cambio di casacca. Casciani ha mosso i primi passi tra i socialdemocratici, ma al momento del voto, al tempo, tra Fini e Rutelli appoggiò il primo. Poi tornò nella Margherita, dopo venne eletto nell’Ulivo. Cambiò ancora idea, passò in Udeur e poi nell’Italia dei valori. Fu rieletto e dagli scranni del Campidoglio, appena insediatasi la nuova consiliatura, ci ripensò: dall’opposizione alla maggioranza, da Idv passò a sostenere Alemanno, grazie a una lista civica creata ad hoc da un consigliere del Pdl. Oggi fa sorridere, sulla locandina con cui lancia l’invito per l’apertura della sua campagna elettorale, quel “a seguire classica merenda romana“. Meno cambi, ma altrettanto singolari quelli che hanno portato Beatrice Lorenzin dal Popolo della libertà al Pd e al coordinamento del comitato elettorale di Gualtieri. L’ex ministra vanta anche un passaggio in Alternativa Popolare. Percorso simile per Alessandro Onorato: consigliere uscente, non si candida ma da dietro le quinte coordina la lista civica per Gualtieri sindaco. In Campidoglio è entrato con la lista di Alfio Marchini, nel 2016, alleato a Forza Italia: un’era fa, se la si misura sui ritmi frenetici della politica capitolina.

Non hanno rinunciato a un cambio di fronte anche quelli che vengono dalla società civile. L’ex generale dell’esercito Domenico Rossi, già sottosegretario nei governi Renzi e Gentiloni, concorrente alle primarie del Partito democratico nel 2016, ha assicurato “pieno sostegno a Michetti” ed è nella sua lista civica. Così come l’ex deputato Pd, Marco Di Stefano, la cui vicenda giudiziaria si è recentemente conclusa con un’assoluzione. Abuso d’ufficio per presunte assunzioni a chiamata diretta, il reato contestato. Assolto con formula piena perché il fatto non sussiste, la sentenza. Ha trovato casa in Forza Italia. Altro schieramento: Carlo Calenda rivendica di aver realizzato un’unica lista civica e “non dieci diverse, con dentro tutto e il contrario di tutto”. Vero, ma c’è davvero un po’ di tutto dentro. Il candidato di Azione ha indicato come capolista la fondatrice della Gay street romana, Annalisa Scarnera. Ha sfilato al Gay pride romano, celebre la foto sul web in cui abbraccia Massimiliano Smeriglio e Amedeo Ciaccheri, due esponenti della sinistra che oggi sta con Gualtieri. Distrattamente, però, al Municipio XIII il candidato sindaco di Azione ha dato l’ok alla candidatura di Maico Cecconi. Vicino a Fratelli d’Italia e Lega, Cecconi è passato dalle foto con Giorgia Meloni e Matteo Salvini, dai post sui social “Papà, non genitore 2”, dagli attacchi al “buffone” e alla “Poltrona viva” di Matteo Renzi, che oggi con Italia viva è il principale sostenitore di Calenda, a un profilo basso. Messaggi contro il degrado e sulla cura del territorio: strade, quartieri a misura di famiglia e aree verdi. Ora si occupa di questo sui social ed è “orgoglioso di appoggiare Calenda“, il quale da sempre si definisce socialista liberaldemocratico.

Si sono dati un volto più istituzionale, invece, tre esponenti di Casapound: corrono con la Lega, ma nei Municipi. Alessandro Aguzzetti nel Municipio X, Alessandro Calvo nel Municipio XI, Simone Montagna nel Municipio XIII. Tutti e tre hanno una pagina Facebook nuova, dove posano nelle locandine con il logo del partito di Salvini. Memoria dei loro trascorsi in Casapound resta però nei profili Twitter. Montagna si descrive su Facebook come “volontario sempre in difesa del popolo italiano“; Calvo ha scelto lo slogan: “La tenacia delle idee”. “Difendiamo insieme il Municipio X”, scrive invece Aguzzetti, mostrando l’immagine di una vela con il suo faccione. Sullo sfondo il litorale. Da destra a sinistra, insomma, c’è un po’ di tutto. E chissà se tutto questo servirà a convincere quel buon 40 per cento di indecisi (secondo gli ultimi sondaggi) che stanno guardando il rush finale di campagna elettorale magari in cerca di un’idea e di un nome da votare.

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