Hanno quasi triplicato gli utili nel 2020 in piena pandemia ma chiedevano ai propri collaboratori esterni (praticamente tutti i lavoratori) di girare il bonus partite Iva da 600 euro all’azienda. È bufera sullo studio di architettura di Milano Piuarch, una delle realtà più note nel settore, dopo che la pagina Instagram “Riordine degli architetti” ha pubblicato un audio di 15 minuti (tagliato) del 20 aprile 2020 in cui i soci titolari dello studio avanzano la richiesta ai freelance e partite iva. “Vi chiediamo” di “contribuire con questi 600 euro” – pagati dallo Stato – alla “difficoltà economica dello studio“. La richiesta arrivava dalla presidente del consiglio di amministrazione e socia al 25% di Piuarch, Monica Francesca Tricario, ma era condivisa dagli altri tre soci Francesco Fresa, Germán Fuenmayor, Gino Garbellini. Sono alcuni dei professionisti più noti a Milano e conosciuti a livello internazionale per la collaborazioni con alcune delle maggiori maison di moda, tra cui Dolce&Gabbana, Gucci, Fendi e Givenchy. Lo studio è stato insignito nel 2013 del premio “Architetto Italiano dell’anno 2013” e nel 2020 ha vinto il concorso Architettonico Internazionale indetto da Fondazione Human Technopole e Arexpo per la progettazione dell’area ex Esposizione Universale 2015 dell’istituto, il Campus e l’edificio della nuova Fondazione sull’area Expo.

Chiedendo ai freelance di cedere il bonus Inps varato ad aprile dello scorso anno dal governo Conte-bis per i liberi professionisti privi di ammortizzatori sociali, i titolari dicevano: “Vi chiediamo di accedere per tutti quelli che possono”, perché “la gran parte di voi può accedervi”. “Questo significa – continuava Tricario nell’audio – che voi richiederete questo bonus e percepirete il vostro stipendio decurtato di 600 euro nel momento in cui lo prederete” e “in sostanza continuando a prendere quello che prendete” e “lo studio risparmierà su tutti quelli che possono permettersi di richiederlo”. Viene definito uno uno “sforzo che chiediamo a tutti quanti” per non lasciare a casa le persone da maggio 2020.

I soci di Piuarch contattati dal fattoquotidiano.it l’1 di settembre non hanno voluto commentare la vicenda. A Open di Enrico Mentana hanno parlato invece due sottoposti. Chiara Gibertini, Business Development Manager dello studio, e Gianni Mollo, Project Leader Engineer, hanno detto di essere “sorpresi dalla polemica innescatasi con la pubblicazione di quella riunione, risalente a un anno e mezzo fa” perché “siamo orgogliosi di essere ancora qui, tutti insieme, e non aver lasciato indietro nessuno dei nostri collaboratori” nonostante il “periodo difficile” in cui “come studio avevamo quasi tutti i progetti in stand-by”. Aggiungendo che a chi ha smesso di collaborare con Piuarch “quei 600 euro sono stati restituiti”.

Il “periodo difficile” però non trova traccia nei documenti societari della firm dell’architettura milanese. I bilanci 2020, depositati in questi mesi, parlano infatti di ricavi in aumento a 3,8 milioni di euro nell’anno disastrato da Covid e pandemia (+700mila euro sul 2019 ante crisi). Stesso discorso per gli utili. Il conto economico mostra che l’anno pandemico si è chiuso con un avanzo di 466.253 euro (641mila prima del pagamento delle imposte), quasi triplicato rispetto ai 177.300 euro di utili nel 2019. Il 2020 si chiude per il blasonato studio di architettura con 833mila euro di disponibilità liquide a fine esercizio, soldi freschi sotto varie forme che si sarebbero potuti usare, in caso, per fare fronte a eventuali crisi e crolli di domanda da parte dei committenti di Piuarch. Il periodo difficile e la “crisi” non ha infatti impedito ai 4 soci titolari dello studio fondato nel 1996 di distribuirsi un dividendo da 160mila euro. Decisione che è stata presa il 7 settembre 2020 quando i soci hanno deliberato la distribuzione dei dividendi, da attingere dalla riserva straordinaria.

Un ultimo elemento che emerge dai documenti societari è la sproporzione fra partite iva e lavoratori dipendenti dello studio. Nell’audio la presidente del cda di Piuarch fa riferimento al fatto che quasi tutti i lavoratori possono fare la richiesta del bonus. In effetti dalle visure camerali risulta che oltre ai 4 soci titolari delle quote (tutti al 25%) via sia un solo addetto dipendente alla data del 31 marzo 2021. Su quasi 4 milioni di euro di fatturato nel 2020 i costi per il personale indicati a bilancio sono bassissimi: 51mila euro per salari e stipendi, 12mila per gli oneri sociali, 3mila per Tfr e altri costi del personale. Tra i costi di produzione la parte del leone la fa invece la spesa per servizi: 2,8 milioni di euro dentro i quali con ogni probabilità sono conteggiate le spese per i collaboratori esterni e le partite iva che, stando ai numeri, rappresentano la quasi totalità della forza lavoro.

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