Il ghiacciaio della Marmolada, il più importante delle Dolomiti, potrebbe scomparire. La sua superficie e il suo volume stanno continuando a ridursi, secondo le misurazioni annuali dei geografi e glaciologi dell’Università di Padova. Il quadro tratteggiato è di anno in anno sempre più tetro: “Nonostante la candida apparenza dovuta a precoci nevicate tardo-estive e un’annata tra le più nevose degli ultimi trent’anni – dice Mauro Varotto, responsabile delle misurazioni per il Comitato Glaciologico Italiano – il ghiacciaio della Marmolada continua la sua inesorabile ritirata. Le ultime rilevazioni in 9 punti registrano in media un assottigliamento di oltre 6 metri rispetto allo scorso anno.

Le misure si svolgono solitamente registrando la posizione dei fronti glaciali, rispetto a dei segnali concordati – spiega Aldino Bondesan, coordinatore delle campagne glaciologiche per il Triveneto e coautore di indagini sullo spessore del ghiaccio mediante georadar con Roberto Francese. Per la Marmolada sono state però impiegate anche tecnologie più moderne per esplorarne l’interno. E quindi riuscire a farsi un’idea dei volumi in gioco. La situazione appare tragica: non rimane che il 10% di quello che il ghiacciaio era 100 anni fa. Quasi il 90 per cento del suo volume è andato perduto, complice il surriscaldamento globale.

“Che i ghiacciai delle Dolomiti siano in ritiro è sotto gli occhi di tutti – afferma Mauro Valt, tecnico ricercatore dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente del Veneto – misurarne l’evoluzione è importante sia dal punto di vista numerico, scientifico, che storico e culturale”. Arpav monitora i parametri della neve e dell’aria per fornire informazioni corrette sia al mondo scientifico che a chi osserva i cambiamenti dell’ambiente in prima persona.

Con la stessa missione di sensibilizzare i cittadini e conoscere il ghiacciaio principe delle Dolomiti, il Museo di Geografia, in collaborazione con il Comitato glaciologico italiano, Arpav e Legambiente, dal 2019 ha lanciato l’iniziativa Misuriamo assieme il ghiacciaio della Marmolada. Circa una trentina di partecipanti provenienti da 5 regioni diverse, tra studenti, docenti, professionisti e semplici curiosi, si sono uniti a Giovanni Donadelli, il curatore del Museo, nelle due giornate di lavoro previste nel progetto. Le operazioni di misurazione sono state anche un’occasione di vedere in azione alcuni degli strumenti solitamente esposti nelle teche e “avvicinarsi al patrimonio immateriale della ricerca geografica sul campo”.

“La Marmolada – conclude Alberto Lanzavecchia, docente di Finanza Aziendale all’Università di Padova – è teatro educativo per chi vuole imparare e conoscere la montagna come maestra di vita”. Se da una parte l’azione dell’uomo compromette la salute dei ghiacciai, come evidenziano i rifiuti emersi dalla sua ritirata – dai resti della prima guerra mondiale ai rifiuti degli scalatori – dall’altra attraverso alcune azioni può combatterla. Ne gode anche l’economia del territorio dal momento che gli sport invernali, nonostante l’anticipazione della stagione sciistica, resistono sempre con maggiore difficoltà.

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