Uno stopper per antonomasia, soprannominato Morgan come il pirata, che con Gaetano Scirea formò una coppia insuperabile negli Anni 70. Il mondo del calcio piange la morte di Francesco Morini, ex difensore e poi dirigente della Juventus: aveva 77 anni. Cominciò la sua carriera con la maglia blucerchiata della Sampdoria, dove rimase fra il 1963 e il 1969, vincendo anche un campionato di Serie B. Poi l’arrivo in bianconero e un decennio di successi: 5 scudetti, una Coppa Italia e una Coppa Uefa, anche 11 presenze in Nazionale. Poi nel 1980 il trasferimento in Canada per un’ultima avventura di una stagione ai Toronto Blizzard. Infine, il ritorno alla Juventus, dove è stato prima direttore sportivo e poi di team manager. Dirigente fedele di Giampiero Boniperti, anche lui scomparso pochi mesi fa, il 18 giugno scorso.

Fu proprio Boniperti a volere quel pisano – nato a San Giuliano Terme – allora 25enne nella sua Juventus. Un fisico imponente, adatto al ruolo di stopper e perfetto per affiancare al tempismo e ai piedi di Scirea un marcatore ruvido e spietato. Per questo i cronisti di allora coniarono il soprannome Morgan, per quella sua capacità piratesca di togliere palla agli avversari. Non solo, come ricorda Tuttosport, per questa sua capacità di sradicare la sfera agli attaccanti fu definito anche “una piovra che cattura i palloni con i suoi tentacoli”. Oltre ai soprannomi, arrivarono anche i successi, soprattutto con Giovanni Trapattoni in panchina: lo scudetto con record di punti e la vittoria della Coppa Uefa contro l’Athletic Bilbao nel 1977 sono il punto più alto della sua carriera. Che poi fu vincente anche dietro la scrivania: dal 1981 al 1990 fu direttore sportivo, poi nella stagione 1993-94 team manager.

La Juventus lo ha ricordato così: “Lui è stato l’elemento di sicurezza, il giocatore straordinariamente affidabile sempre presente e particolarmente efficace ogni qualvolta la partita assumeva toni agonistici elevati”. “Erano proprio i duelli con i grandi bomber dell’epoca, Boninsegna e Riva su tutti, ad esaltarlo nei duelli corpo a corpo: Morini diventava l’ombra dell’attaccante di turno, non lo faceva respirare, lo marcava a uomo dal primo all’ultimo minuto”, prosegue il comunicato. Che poi si conclude ricordando un’altra curiosità: “Il totale è di 372 partite, senza mai segnare un gol – cosa sulla quale ironizzava spesso quando ricordava i suoi trascorsi – perché il suo compito istituzionale era impedirli, non farli”.

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