L’attesa costante, senza notizie, con due genitori ultraottantenni in ospedale per Covid. Uno non ce l’ha fatta, il padre di 86 anni malato di Alzheimer dal 2015, l’altro, la madre di 82 affetta dal Parkinson, sta ancora lottando per la vita. Entrambi stavano aspettando il proprio turno per vaccinarsi, vittime dei ritardi nelle somministrazioni. Giorgio Airaudo, ex parlamentare, sindacalista da sempre e attuale segretario della Fiom piemontese racconta al Corriere della Sera come il Covid lo abbia gettato all’improvviso nell’incubo di perdere a pochi giorni di distanza entrambi i genitori. “Mi dicono che non fanno scelte, che ci proveranno fino all’ultimo”, racconta mentre la mamma Lina si trova ancora all’ospedale di Rivoli, mentre il padre Agostino, 86, si è spento domenica: “Speravano nella vaccinazione e noi con loro – continua – Erano persone fragili. Ne avevano diritto, era diventata la loro terra promessa. Invece, troppo tardi. Che poi significa niente”.

I due genitori non hanno fatto richiesta per la propria dose di vaccino Pfizer o Moderna perché in Piemonte, come in altre regioni italiane, la prenotazione non spettava a loro, ma avviene direttamente tramite il medico curante che, già dal 16 febbraio, li aveva segnalati come “prioritari”: “Per più di un mese non abbiamo saputo nulla”. Poi la beffa: “Il messaggio che convocava mio padre per il prossimo 9 aprile è arrivato domenica 21 marzo alle 16. Lui è mancato alle 18.45”.

L’altra cosa che Airaudo non riesce a digerire è il fatto che i genitori sono stati contagiati “attraverso le persone che con generosità li aiutavano. Una beffa ulteriore. All’inizio della pandemia era stato chiuso il centro diurno dove mio padre faceva attività per mantenere le capacità residue. Da allora, se n’è occupata la mamma, con il supporto nostro e di alcuni volontari”.

Prima il contagio, poi l’immediato ricovero e la preoccupazione per due persone anziane da sole in un letto d’ospedale, spaesate, che faticano a comprendere ciò che sta succedendo: “Il dolore delle famiglie rimane sempre chiuso e sordo, quasi fosse accompagnato da un senso di colpa”. Ma, dice, “non si deve tacere, lasciando il campo solo alle ciniche diatribe dei governi regionali”. Perché “sono tantissime le persone che hanno fronteggiato in solitudine la ritirata dei servizi alle persone fragili. La rete di sostegno pubblica è mancata fin dall’inizio. Nel marzo del 2020, di fronte a un evento imprevedibile come la pandemia, l’impreparazione poteva anche starci, forse. Ma è imperdonabile che nel marzo del 2021 continuino a morire in primo luogo gli anziani fragili. Significa che hai sbagliato la campagna vaccinale, proprio quel che non potevi e non dovevi permetterti di fallire”.

Airaudo parla dei due genitori come di persone “che si sono sempre fidate delle istituzioni”, ma dopo ciò che è successo “sento che sono stati traditi – confessa – Fatico a perdonare a me stesso, e non perdonerò ad altri, il fatto di aver abbandonato al suo destino una generazione che ci ha dato tanto in termini di ricchezza e benessere. I nostri anziani non sono mai stati riconosciuti come una priorità, la verità è questa. Non può esistere un Paese dove se sei veneto vieni vaccinato in un modo, se sei emiliano-romagnolo in un altro, eccetera. Se i miei genitori fossero stati laziali, abitanti di una regione dove la segnalazione spetta ai soggetti interessati, sarebbero ancora vivi. A me sembra una stortura da repubblica delle banane”. E conclude: “Sappiamo che le persone possono lasciarci. Ma che dopo un anno avvenga ancora così, è difficile da accettare. Stavano resistendo al virus, erano gestiti dalla loro famiglia, come gran parte degli italiani. Bastava poco a salvarli. Un po’ di attenzione, e questo benedetto vaccino”.

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