Oggi, il prolungamento dei divieti anti Covid “ci impone di considerare con la massima attenzione tutti i segnali di disagio che arrivano da un tessuto sociale duramente provato”. C‘è “un senso di stanchezza diffuso”, soprattutto tra i più giovani “ma dobbiamo tutti stringere i denti perché la campagna di vaccinazione è entrata in una fase cruciale. Non è il momento di abbassare la guardia, dobbiamo essere estremamente responsabili anche in vista della Pasqua“. A dirlo, in un’intervista al Quotidiano Nazionale, è la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, assicurando che le forze di polizia, che “dall’inizio del 2021 hanno svolto quasi otto milioni di controlli sanzionando 100mila persone e oltre mille esercizi commerciali”, continueranno “a operare con scrupolo, ma anche con profondo senso di umanità”.

Lamorgese ha puntato poi i riflettori sul rischio di infiltrazioni mafiose nelle attività messe in crisi dai lockdown per la pandemia: gli imprenditori in crisi per il Covid sono infatti “vittime perfette per le esche mafiose. Per difendersi il primo antidoto è la cultura della legalità” che deve diventare “un valore condiviso tra categorie economiche, professionisti, amministratori pubblici”, ha spiegato la ministra. “Ho attivato l’Organismo permanente di monitoraggio e analisi sul rischio di infiltrazioni mafiose nell’economia, e ho chiesto alle prefetture di vigilare con attenzione sulle attività maggiormente esposte – ha aggiunto -. L’aumento delle interdittive antimafia ha riguardato tutte le regioni: 2.130 nel 2020, a fronte di 1.541 del 2019″.

Gli accertamenti condotti a livello investigativo “hanno messo in luce i tentativi dei gruppi criminali di intercettare lo straordinario flusso di finanziamenti pubblici destinati alla ripresa economica e al sostegno del reddito”. L’obiettivo di Lamorgese “è di elevare i livelli dei controlli senza compromettere tempestività ed efficacia delle erogazioni pubbliche”. Inoltre per contrastare le organizzazioni criminali che si arricchiscono sul traffico di migranti, “bisogna far leva sullo sviluppo economico e sugli accordi di partenariato strategico con i paesi terzi”. Con l’Europa “bisogna ripartire dallo spirito degli accordi di Malta per rendere operativo un meccanismo per la ricollocazione dei richiedenti asilo sostenuto dai Paesi membri che con noi più condividono il rispetto dei diritti umani”.

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