Da lunedì 8 marzo la Campania diventerà zona rossa, mentre passeranno in area arancione Friuli-Venezia Giulia e Veneto. Lo ha deciso il ministro della Salute, Roberto Speranza, firmando, sulla base dei dati e delle indicazioni della cabina di regia, le nuove ordinanze. Tutto mentre i contagi da coronavirus in Italia continuano a correre: per la prima volta da 7 settimane l’indice Rt nazionale ha superato quota 1, passando da 0,99 di una settimana fa a 1,06. È la fotografia sulla situazione epidemiologica nel nostro Paese scattata dall’Istituto superiore di sanità nel suo consueto monitoraggio settimanale. Gli esperti rilevano una “netta accelerazione dell’epidemia” con un’incidenza nazionale che sfiora i 200 (194,87 per 100mila abitanti) con una previsione di ulteriore peggioramento: nei prossimi giorni potrebbe raggiungere quota 250. È già a questi livelli in Lombardia, Marche, Emilia-Romagna (342 casi ogni 100mila abitanti) e in Trentino Alto Adige. Le Regioni dove sono presenti varianti del Covid “che possono parzialmente ridurre l’efficacia dei vaccini attualmente disponibili”, inoltre, “sono invitate ad adottare, indipendentemente dai valori di incidenza, il livello di mitigazione massimo a scopo di contenimento”.

Lo slittamento del Veneto e del Friuli Venezia Giulia in arancione era una notizia già ufficializzata nelle scorse ore: “Siamo zona arancione, me l’ha confermato il ministro e posso dirlo”, aveva annunciato il governatore Luca Zaia. “Il passaggio da giallo ad arancione non è dovuto al Rt quanto al repentino e vistoso aumento dei contagi“, ha aggiunto il collega friulano Massimiliano Fedriga. In entrambe le Regioni, quindi, a partire da lunedì bar e ristoranti potranno solo fare consegne a domicilio e asporto e i cittadini potranno spostarsi dal proprio Comune solo in caso di motivi di lavoro, salute o necessità.

A confermare che la situazione è critica è il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro. “C’è uno scenario di progressione rapida della diffusione del virus in tutta Italia”, ha dichiarato in conferenza stampa, specificando che “continua la decrescita dei focolai nelle Rsa, ma sono stati segnalati diversi focolai sono segnalati negli ospedali. E questo può essere dovuto alle nuove varianti”. Brusaferro chiede quindi di “intervenire in maniera tempestiva e radicale per contenere le mutazioni”. Secondo il direttore della Prevenzione del ministero della salute Gianni Rezza, inoltre, “la variante brasiliana era presente in più del 4% dei ceppi isolati in Italia ma ci preoccupa un po’ di più e bisogna fare uno sforzo maggiore per contenerla. Per questo come cabina di regia abbiamo invitato tutte le regioni dove è presente a implementare misure di restrizione e contenimento maggiori. Il momento è critico rispetto alla tendenza dell’epidemia ma possiamo intervenire tempestivamente anche dando impulso alla campagna vaccinale”.

Stando al monitoraggio, “per la quinta settimana consecutiva” si registra “un peggioramento nel livello generale del rischio. Solo una Regione, la Sardegna, è a rischio basso”. Sei sono a rischio alto (Abruzzo, Campania, Emilia-Romagna, Friuli Venezia-Giulia, Lombardia e Marche), mentre 14 hanno una “classificazione di rischio moderato: Basilicata, Calabria, Lazio, Liguria, Molise, Piemonte, provincia di Bolzano, provincia di Trento, Puglia, Sicilia, Toscana, Umbria, Valle d’Aosta e Veneto – prosegue il report – Di queste nove hanno una alta probabilità di progressione a rischio alto nelle prossime settimane: Calabria, Molise, Piemonte, le provinca di Trento, Puglia, Toscana, Umbria, Valle d’Aosta e Veneto”. Il dato più indicativo è sempre quello dell’Rt: rispetto alla media nazionale di 1,06, in 10 territori è superiore a 1. Di queste, “il Molise ha un Rt con il limite inferiore superiore a 1.25, compatibile con uno scenario di tipo 3. Delle altre nove, sei hanno un Rt nel limite inferiore compatibile con uno scenario di tipo 2. Le altre Regioni/province autonome hanno un Rt compatibile con uno scenario di tipo uno”, spiegano i tecnici.

Stando al monitoraggio, inoltre, c’è stato un aumento nel numero di nuovi casi non associati a catene di trasmissione: 41.833 contro i 31.378 della settimana precedente. Scende la percentuale dei casi rilevati attraverso il tracciamento dei contatti (28,8% rispetto al 29,4%). Scende anche, la percentuale di casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (35,2% vs 36,1% la settimana precedente). Per quanto riguarda la situazione negli ospedali, l’Iss rileva che il tasso di occupazione in terapia intensiva a livello nazionale è complessivamente in aumento (26% contro il 24% della scorsa settimana). Ora sono nove le Regioni dove è stata superata la soglia critica del 30%. Il numero di persone ricoverate in terapia intensiva è in risalita da 2.146 della settimana scorsa a 2.327 (il dato è riferito al 2 marzo). Aumenta anche il numero di persone ricoverate in aree mediche, passando da 18.295 (23/02/2021) a 19.570 (02/03/2021).

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