I quotidiani del gruppo Gedi sono sicuri: Mario Draghi è la persona giusta per guidare il governo dopo il siluramento di Giuseppe Conte. Talmente giusta che il Quirinale gli ha già chiesto di prepararsi a entrare in campo. Un auspicio, un desiderio quello di Repubblica e la Stampa che diventa prima retroscena e poi notizia di cronaca politica con tanto di titolo. Problema: si tratta di un’informazione completamente falsa. E smentirla tocca al Colle: “È destituita di ogni fondamento la notizia, apparsa oggi su alcuni giornali, che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella abbia contattato, da quando si è aperta la crisi di governo, Mario Draghi”, fanno sapere fonti qualificate del Quirinale.

Il riferimento è per alcuni articoli pubblicati dai quotidiani della famiglia Elkann. Secondo Repubblica Conte “siccome avverte un progressivo sgretolarsi del Movimento, mette in guardia i grillini dallo scenario alternativo al suo ‘ter‘: un governo di Mario Draghi. In questa ricostruzione, l’ex presidente della Bce sarebbe già stato preallertato dal Colle. Ma in realtà non c’è alcun indizio concreto che ci sia stata una mossa del Quirinale in questo senso”. Quindi il Colle ha prealleartato Draghi, ma al rigo successivo questa “ricostruzione” viene negata perché “non c’è alcun indizio concreto“: ma allora perché dare un’informazione che si sa già essere falsa? Forse per mettere nero su bianco carburante per le teorie del direttore Maurizio Molinari? Il numero uno di Largo Fochetti, uomo degli Elkann e grande ammiratore di Draghi, firma un editoriale in cui non fa mai il nome dell’ex presidente della Bce. Ma ne evoca il volto ad ogni virgola. Già dal titolo pubblicato in prima pagina si scorge il profilo dell’Eurotower: “Un premier europeo per l’Italia“. Che vuol dire? Finora i capi di governo italiani erano extracomunitari? Per Molinari bisogna chiedere al Colle visto che “l’europeismo che il Quirinale indica come identità e obiettivo del nuovo governo non è la semplice adesione ai principi dei Trattati di Roma del 1957 o il mero rigetto di populismo e sovranismo che minacciano la democrazia rappresentativa. Queste sono le premesse. L’imperativo europeo oggi è saper essere protagonisti della ricostruzione dell’Europa devastata dalla pandemia ovvero essere consapevoli dell’urgenza di riforme nazionali capaci di aggredire gli ostacoli: corruzione, nepotismo, incompetenza, privilegi, burocrazia e carenza di crescita”. Quindi l’attuale inquilino di Palazzo Chigi va benissimo visto che è stato capace di riportare l’Italia tra i protagonisti dell’Ue nella partita sul Recovery? Senza considerare che è stato con Conte premier che è stata lavarata la più grossa riforma anticorruzione di sempre – la Spazzacorrotti – che da anni viene chiesta proprio dall’Europa. E invece no. Per Molinari, infatti, “il premier che serve al Paese deve dunque essere davvero europeo: avere volontà personale e forza politica per affrontare tale agenda, altrimenti rischierà di finire nella stessa scena che ha ingoiato il Conte bis“. Quindi si presume che per il direttore di Repubblica l’attuale premier non sia “davvero europeo“, qualunque cosa possa significare.

E se il giornale acquistato recentemente dagli Elkann non ha trovato “indizi concreti” sui contatti Draghi-Mattarella, quello storicamente della famiglia Agnelli è stato più fortunato. La Stampa, infatti, riporta i colloqui tra il Colle e Draghi addirittura in un titolo: “Quelle telefonate del Colle a Draghi che fanno tremare il Movimento”. Quali telefonate? “L’ex presidente della Banca centrale europea, è sempre lì, al confine tra il sogno di chi lo evoca come salvatore della patria e la realtà della politica come eterna incompiuta. Se ne parla, se ne riparla da mesi. Ma solo adesso, da pochi giorni, le voci hanno fatto spazio a indizi che portano a qualcosa di ben più concreto”, scrive il quotidiano diretto da Massimo Giannini. Che poi esibisce i famosi “indizi”, dando un “buco” ai cugini di Repubblica: “Ci sono state telefonate. Tante telefonate. Lo ha chiamato Renzi, ma soprattutto lo ha sentito Sergio Mattarella appena tre giorni fa. Dal Quirinale precisano che non c ‘è stata alcuna volontà di sondarlo, che non è quello il senso da ricercare nei colloqui abbastanza frequenti del Presidente della Repubblica con l’ex numero uno della Bce. Sta di fatto che la notizia dei contatti avvenuti nel bel mezzo delle consultazioni ha preso subito una circolare tra tutti i partiti, scoprendo timori e speranze, a volte mescolate all’interno delle stesse forze politiche. Anche Renzi ovviamente ne è stato informato, e lo considera un passo importante nella sua direzione: Draghi al governo, come premier“. Tutto bene se non fosse che il Quirinale si è peremesso di turnare il sogno di Draghi salvatore della patria smentendo nettamente ogni contatto tra Mattarella e l’idolo di Stampa e Repubblica. Ovviamente non c’è assolutamente niente di male a tifare per un governo Draghi. A patto di non trasformare un desiderio in una notizia di cronaca. Con tanto di indizi, completamente falsi.

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