Devono restare ai domiciliari i due revisori contabili della Lega in Parlamento, Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni, arrestati il 10 settembre scorso nell’ambito dell’inchiesta sul caso Lombardia Film Commission. Lo ha deciso il gip Giulio Fanales che ha respinto l’istanza di revoca della misura cautelare avanzata dal legale dei due indagati, l’avvocato Piermaria Corso. La difesa aveva fatto presente al gip che per i due c’è stata la “cessazione di qualunque carica ricoperta” nell’ambito “di enti pubblici” o “società a partecipazione pubblica”, ma il giudice ravvisa ancora il “pericolo di reiterazione” del reato. Nel provvedimento si legge inoltre che, pur mancando per i due “un’investitura formale”, “ben può fare da contraltare l’esercizio di fatto di poteri gestori, con modalità peraltro ancora più insidiose proprio perché occulte“.

Gli ulteriori “sviluppi investigativi“, si legge ancora, “hanno comportato un sensibile aggravamento della posizione dei due indagati, finendo per rendere di certo incongrua la somma già messa a disposizione” dai contabili per risarcire la Lombardia Film Commission, “allo stato da ritenersi non satisfattiva del pregiudizio in concreto arrecato”. Il giudice, però, ha revocato per i due contabili il divieto di comunicare con terze persone. Nel frattempo, l’indagine coordinata dall’aggiunto Eugenio Fusco, dal pm Stefano Civardi e condotta dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Gdf, procede spedita verso la richiesta di processo con rito immediato per Di Rubba e Manzoni e per altri tre arrestati, tra cui il commercialista Michele Scillieri.

La richiesta, che dovrebbe essere inviata nei prossimi giorni all’ufficio del gip, riguarderà, oltre a Di Rubba, Manzoni e Scillieri, anche il cognato di quest’ultimo, Fabio Barbarossa, e l’imprenditore Francesco Barachetti. E vede al centro il caso Lfc, ossia la presunta vendita gonfiata del capannone di Cormano (Milano) che fu acquistato dalla fondazione regionale per 800mila euro e venduto da Andromeda, società riferibile a Scillieri. Intanto, Scillieri, sentito più volte dai pm, ha raccontato che i due contabili avrebbero fatto “girare” le finanze della Lega, parlando di un giro di denaro e di fatture false a favore di professionisti e di società ‘fedeli’ al partito, al quale avrebbero lasciato percentuali fino “al 15%”. Proprio sulla destinazione finale del denaro, che stando alle indagini veniva incassato da società riconducibili a Di Rubba, Manzoni o Scillieri, inquirenti e investigatori della Gdf stanno facendo approfondimenti in un filone di indagine che si intreccia con quella genovese sui 49 milioni di euro spariti. Alcune conferme alle ipotesi d’accusa sulla vicenda Lfc, riferisce l’Ansa, sarebbero arrivate dai primi atti ottenuti grazie alla rogatoria avviata in Svizzera per seguire il flusso di parte degli 800mila euro della presunta vendita gonfiata del capannone.

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