Dopo la pioggia di interrogazioni sull’iter che porterà a individuare l’area idonea a ospitare il deposito nazionale di rifiuti radioattivi e gli appelli di molti sindaci, alle prese con osservazioni, nomine di esperti, dossier e controdeduzioni, si va verso la previsione di tempi più lunghi a disposizione dei Comuni per il dibattito pubblico e la consultazione dei documenti. Il primo annuncio, nei giorni scorsi, della deputata di Forza Italia, Daniela Ruffino: il sottosegretario all’Ambiente, Roberto Morassut, “rispondendo a una mia interrogazione” ha confermato che “saranno previsti tempi più lunghi, alla luce della crisi pandemica, per il dibattito pubblico e la consultazione dei documenti al fine di garantire tempi congrui alle amministrazioni interessate per valutare i dossier, la correttezza e portare le proprie osservazioni sulle aree potenzialmente idonee ad ospitare il deposito definitivo per lo stoccaggio nazionale dei rifiuti radioattivi”. Così in Parlamento si lavora a un emendamento da approvare in sede di conversione del decreto Milleproroghe pubblicato lo scorso 30 dicembre. Diversi i testi sul tavolo e che dovranno essere presentati entro il 28 gennaio. Il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha già annunciato il suo appoggio a un testo che abbia l’obiettivo di “allungare i tempi di confronto”. “Costa ha accettato la nostra proposta di dare più tempo a tutte le istituzioni – si è affrettata a dichiarare la deputata leghista Vannia Gava, ex sottosegretario all’Ambiente (Governo Conte 1), ‘guadagnandosi’ il commento piccato dell’attuale sottosegretario Roberto Morassut, secondo cui “è surreale” che la Lega abbia “tenuto nel cassetto a prendere polvere la Cnapi”, mentre oggi attacca il ministero dell’Ambiente “per l’avvio di un percorso trasparente e partecipato”.

LE PROPOSTE DI MODIFICA – Ma veniamo alle proposte. Tra gli emendamenti al decreto Milleproroghe a prima firma della vicepresidente della Commissione Ambiente della Camera, Rossella Muroni (LeU) c’è, per esempio, anche quello per allargare i termini della presentazione delle osservazioni alla Sogin e della partecipazione pubblica sulla Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee ad ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi. “Tralasciando il modo in cui la Cnapi è stata resa nota, sul web all’alba del 5 gennaio senza una presentazione con ministeri competenti Ispra e Sogin che avrebbe potuto dare alcune spiegazioni e rassicurazioni – commenta a ilfattoquotidiano.it – credo che specie in questo momento difficile sia prioritario assicurare una consultazione pubblica trasparente partecipata e imparziale. Per questo l’emendamento a mia prima firma amplia i tempi a disposizione e le modalità di confronto con i territori interessati dalla Cnapi”. La proposta è quella diportare da 60 a 180 i giorni per inviare le osservazioni alla Sogin e raddoppiare il termine per la convocazione del Seminario nazionale (che passerebbe da 120 a 240 giorni), allargando la platea dei soggetti coinvolti. “Con la mia proposta – aggiunge – potranno partecipare, tra gli altri, anche Iss, Asl, associazioni industriali, sindacali, ambientaliste e di cittadini, università e parchi”.

Forza Italia chiede di portare ad almeno sei mesi il tempo concesso ai Comuni per le osservazioni. Ha annunciato la presentazione di un emendamento che va in questa direzione la deputata azzurra Erika Mazzetti, componente della commissione Ambiente della Camera. Lavorano a un testo anche i deputati del Movimento 5 Stelle nelle Commissioni Ambiente e Attività produttive “che preveda tempi più lunghi e un maggior coinvolgimento dei cittadini, rispetto alla procedura fissata nel 2010 dal governo Berlusconi”. Altro emendamento è quello presentato dalle deputate dem Stefania Pezzopane, capogruppo in Commissione Ambiente e Chiara Braga, responsabile nazionale Agenda 2030 e Sostenibiltà del Pd. Anche in questo caso la proposta è quella di “ampliare i tempi già previsti dalla legge del 2010 per la presentazione delle osservazioni alla Cnapi”.

LE PRIME AZIONI E I PRIMI CONFRONTI – Nel frattempo qualcosa si sta già muovendo. Diversi consigli comunali, ma anche alcune Province, hanno detto ufficialmente ‘no’ al deposito. Si sono mosse anche le Regioni. Il consiglio regionale della Toscana ha votato all’unanimità una mozione ad hoc, il Lazio ha approvato un ordine del giorno contro l’ipotesi di accogliere sul proprio territorio l’impianto. La giunta regionale pugliese, per esempio, ha istituito il ‘Tavolo di coordinamento regionale’ ed il ‘Tavolo tecnico’ per opporsi al procedimento di localizzazione e costruzione del deposito nazionale in Puglia. L’organismo sarà presieduto dal presidente della Regione, Michele Emiliano. Il tavolo dovrà anche definire la strategia comune, fornire il supporto tecnico anche agli ulteriori Comuni interessati e coordinare le proprie attività con quelle della Regione Basilicata, con cui si sta facendo fronte comune. In Piemonte, invece, c’è stato un primo confronto con la Sogin, la società statale per lo stoccaggio e la gestione dei rifiuti nucleari in Italia che ha inserito diversi siti (tra le province di Torino e di Alessandria) tra quelli potenzialmente idonei. I territori interessati hanno già manifestato la loro contrarietà, ma a margine dell’incontro lo stesso presidente del Consiglio regionale Stefano Allasia ha chiarito la sua posizione, sostenendo la necessità di “avviare un dialogo e un confronto aperto con i territori interessati e con Sogin per arrivare a risolvere un problema per il quale l’Italia ha una procedura di infrazione aperta da dieci anni con l’Unione Europea”. Tra l’altro, proprio in Piemonte si era già fatto avanti il Comune di Trino Vercellese (sede di una centrale nucleare ormai dismessa) disponibile a ospitare il deposito, nonostante non inserito nell’elenco indicato nella Cnapi. E la Sogin è rimasta ferma su questo punto: il sito è inadeguato ed è tra quelli da mettere in sicurezza.

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