Dalla nostra galassia a noi. Proviene da una magnetar, una stella di neutroni con un campo magnetico molto intenso, il primo lampo radio veloce (Fast radio burst, Frb), enigmatico segnale radio di brevissima durata, intercettato nella Via Lattea. È il più potente segnale radio mai osservato. Una scoperta così importante da essere pubblicata su tre articoli su Nature. Tra i firmatari c’è anche uno scienziato italiano Daniele Michilli, dell’Università canadese McGill. “L’importanza della scoperta deriva dal fatto che dopo anni di ricerca abbiamo identificato l’origine di almeno una parte dei lampi radio veloci“, spiega l’astrofisico. “È il primo segnale radio con le caratteristiche di un Frb che osserviamo nella Via Lattea. Quindi è anche il più potente lampo radio mai osservato nella nostra galassia”.

Il lampo radio veloce, denominato Frb 200428, è stato captato il 28 aprile 2020 dal radiotelescopio canadese Chime (Canadian Hydrogen Intensity Mapping Experiment) e da quello americano Stare2 (Survey for Transient Astronomical Radio Emission 2). Il segnale è stato accompagnato anche da una violenta emissione di raggi X e gamma e, grazie anche al monitoraggio del telescopio cinese Fast (Five-hundred meter Aperture Spherical Telescope), è stato associato alla magnetar SGR 1935+2154, all’interno della Via Lattea. Si tratta di un particolare tipo di stella di neutroni, ciò che resta di stelle giganti esplose: oggetti cosmici così densi che un cucchiaino della loro materia sulla Terra peserebbe un miliardo di tonnellate, quasi quanto 170 milioni di elefanti.

“Gli Frb sono lampi di onde radio di pochi millesimi di secondo, che generalmente arrivano da galassie lontane miliardi di anni luce. Per vederli da così lontano, – chiarisce Michilli, 33 anni – devono essere estremamente potenti. Però, a causa della distanza, finora non eravamo mai stati in grado di capire che cosa desse origine a questi lampi”, aggiunge lo studioso. Gli astrofisici ritengono che nell’universo siano emessi in media 5.000 lampi radio veloci al giorno. La loro origine è, però, ancora controversa. Per spiegarne l’emissione, in passato sono state persino chiamate in causa civiltà aliene. Esistono decine di modelli teorici che ne descrivono la formazione, e tutti fanno riferimento a contesti astrofisici estremi e sorgenti ad alta energia. Proprio come le magnetar. “Per questo è importante – conclude Michilli – avere captato per la prima volta un Frb nella nostra galassia e avere visto che è stato generato da una magnetar. Questo significa che almeno alcuni Frb possono essere prodotti da questo tipo di sorgenti, una conferma delle nostre teorie”.

Non è la prima volta che il giovane scienziato italiano, laureato alla Sapienza di Roma e poi dottorando ad Amsterdam, associa il suo nome a una importante scoperta. Nel 2018 finì sulla copertina di Nature proprio per la ricerca sull’origine dei lampi radio veloci nello spazio. Lo studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica, fu presentato al convegno della Società astronomica americana. In quella ricerca si ipotizzava che i lampi radio potessero provenire da buchi neri giganteschi, da campi magnetici mai visti. Non a caso quando la presentò ad ascoltarlo erano presenti anche i ‘cacciatori di Et’ dell’iniziativa Breakthrough Listen, il più grande programma di ricerca di civiltà aliene nato dalla Breakthrough Initiatives, e quelli del Seti (Search for Extra-Terrestrial Intelligence), il programma per la ricerca di intelligenze extraterrestri lanciato nel 1960. Adesso un nuovo importante tassello è stato aggiunto alla conoscenza dei misteriosi lampi.

L’abstract su Nature

Articolo Precedente

Lo strano caso dell’uomo che non camminava e non parlava da 8 anni, un sonnifero lo ha “risvegliato” per due ore

next
Articolo Successivo

Covid, il caso dei visoni abbattuti. Cosa sappiamo dello “spillover inverso” e perché è così importante il contagio in Danimarca

next