Un sistema di riciclaggio di denaro tramite trasmissioni tv specializzate nella previsione i numeri del lotto, che avrebbe agevolato anche la ‘ndrangheta. Con l’operazione “Scarface” dei carabinieri di Brescia sono ventuno le persone finite nel registro degli indagati per “associazione per delinquere” finalizzata al “trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio, impiego di denaro beni o utilità di provenienza illecita, autoriciclaggio, dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici ed emissione di fatture per operazioni inesistenti”, con l’aggravante – per alcuni – di aver “agevolato l’attività delle associazioni mafiose“. Otto persone sono state arrestate, per sei sono stati disposti gli arresti domiciliari e per cinque è scattato l’obbligo di dimora. Infine per due persone sono state decise dal giudice per le indagini preliminari misure interdittive.

L’indagine di tre anni, avviata nell’agosto del 2017, ha permesso di accertare che al vertice dell’organizzazione ci sarebbe Francesco Mura, un imprenditore italiano, residente nel bresciano, che avrebbe utilizzato le proprie imprese televisive operanti in ambito locale e nazionale attraverso trasmissioni per le previsioni delle estrazioni del lotto. L’uomo, secondo l’ipotesi della procura, era il collettore di grandi risorse economiche, frutto anche di attività illecite, che avrebbe riciclato attraverso l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, reimmettendole nel tessuto economico legale. “Il sistema è semplice. Segnalata la vincita, il soggetto che deve riciclare paga in contanti il vincitore, si fa registrare la vincita e pulisce il denaro” spiega così il pm Ambrogio Cassiani, titolare dell’indagine che chiarisce come il gruppo arrestato sfruttava le vincite al Lotto per riciclare il denaro. “I nostri principali indagati avevano costruito una rete di soggetti che si erano prestati a segnalare le vincite” ha aggiunto il magistrato. I coinvolti pulivano il denaro anche attraverso le vincite alle slot machine e poi attraverso le ristrutturazioni immobiliari. “Siamo davanti ad un fenomeno socio-criminale che interessa fortemente il nostro territorio sul quale operano organizzazioni criminali strutturate a volte in cooperazione con parte dell’imprenditoria locale che collaborando con esponenti della criminalità organizzata ottenevano dei servizi mirati al riciclaggio del denaro prudenti di illecite attività”, ha spiegato il procuratore capo di Brescia Francesco Prete.

Tale sistema, garantendo l’evasione fiscale e la disponibilità di somme contanti sottratte al fisco, avrebbe favorito oltre che l’imprenditore Mura anche esponenti di spicco della ‘ndrina Barbaro-Papalia di Buccinasco (Milano), “rispetto alla quale, pur non risultando affiliato, può considerarsi contiguo”, scrivono i carabinieri. Da qui la contestazione dell’aggravante di agevolare l’attività delle associazioni mafiose. Nell’operazione “Scarface” otto persone sono state arrestate e si trovano al momento in carcere, con l’aggiunta di sei poste ai domiciliari e cinque con l’obbligo di dimora. Mentre due che sono state sottoposte a misure interdittive. Nel frattempo i militari stanno eseguendo anche misure patrimoniali con il sequestro di beni per un ammontare complessivo di 25 milioni di euro. Gli arresti, che interessano le province di Brescia, Bergamo, Cremona, Asti, Imperia, Savona, Sassari e Torino, sono stati effettuati grazie al lavoro di 150 carabinieri, coordinati dal sostituto procuratore, Ambrogio Cassiani.

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