Il pressing delle Regioni continua. Dice Zaia: “Penso che il punto di caduta proposto come Regioni (chiusura ristoranti alle 23) sia assolutamente ragionevole. Il tema vero sono gli assembramenti in vie e piazze, il non utilizzo degli strumenti di protezione individuale, il non rispetto del distanziamento sociale”. E la sponda arriva al momento anche dal consigliere del ministro della Salute Walter Ricciardi, anche se forse ai governatori la sua soluzione alternativa non piacerà: “Molte Regioni non hanno fatto ciò che dovevano fare quest’estate per adeguare il sistema, oggi ne paghiamo le conseguenze. Abbiamo poche settimane per intervenire. Servono chiusure locali, anche regionali, perché il coprifuoco non funziona“. Dunque mini-lockdown mirati, decisioni che le Regioni difficilmente hanno avuto lo spirito di prendere, limitandosi al momento proprio a chiusure notturne.

Il presidente del Veneto Luca Zaia, all’Ansa, ammette non solo che “il Covid è fra di noi” ma che “il momento è di estrema difficoltà e alcune misure di sanità pubblica vanno pur adottate. Tuttavia ci vuole equilibrio e non si può pensare che la partita si risolva scaricando tutto su poche categorie produttive. Peraltro, come nel caso dei ristoratori, categoria che ha sempre rispettato le linee guida e si è dimostrata assolutamente rispettosa”. Zaia si augura che il governo ci ripensi e “trovi una soluzione di equilibrio, perché è l’unica cosa saggia che va identificata e perseguita. Il Covid, che è un virus, ci insegna (come tutti i virus) che per trasmettersi deve trovare condizioni di scarso distanziamento e di scarsa igiene pubblica. Le questioni davvero rilevanti sono dunque gli assembramenti occasionali: quelli vanno disincentivati con nuove e più efficaci normale. Certamente non è mettendo i lucchetti alla porta di due o tre esercizi o a intere categorie che arriveremo a superare la pandemia. Col risultato che subito dopo qualcuno invocherà perequazioni rispetto ad altre categorie economiche che creano magari anche maggiori assembramenti”. Difendere gli operatori economici non è “uno sterile atteggiamento lobbistico ma un fatto di buon senso che va ricercato e trovato nell’applicazione delle norme. Tutto ciò è davvero possibile senza contraddire il principio prioritario e fondamentale della salute pubblica”.

Ricciardi appare meno tranquillo. “In una scala da 1 a 10 – afferma al Messaggero – il mio livello di preoccupazione arriva a 9. Il ministro Speranza aveva preparato un piano in 5 punti sulle cose che dopo la prima fase andavano fatte. Alcune Regioni lo hanno assolutamente ignorato“. E adesso? “Due settimane fa avevo detto che con delle contromisure avremmo potuto arginare un’epidemia che ci avrebbe portato a 16 mila casi al giorno entro Natale. I 16 mila casi li abbiamo avuti giovedì. Si tratta chiaramente di un ritmo di crescita insostenibile. Non bastano più le misure di contenimento: servono lockdown mirati ad alcune province o anche regioni” altrimenti “presto saremo costretti a ricorrere a chiusure generalizzate. Parlo di aree geografiche. Le misure legate agli orari non hanno alcuna evidenza scientifica. Dove sono state applicate, non hanno avuto effetto nel contenimento. La Francia applica il coprifuoco da una settimana, ma l’incremento dei contagi è ancora molto sostenuto“. E poi arriva a quello che non è stato fatto: “Il mancato potenziamento degli ospedali che doveva essere fatto da giugno in poi – dice ancora l’esperto – oggi porta tutti a concentrarsi sui casi di coronavirus a cui bisogna trovare posto nei reparti perché gli ospedali riservati ai pazienti Covid sono già saturi. Questo compromette l’assistenza ai pazienti di altre patologie“.

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