È saltato in nottata, quando il ritiro dei 190 licenziamentisembrava definito, il tavolo sulla Jabil tenuto in videoconferenza con il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo e il sottosegretario Mise Alessandra Todde, la multinazionale americana che gestisce lo stabilimento di Marcianise e i sindacati. Dopo il nulla di fatto di domenica, la riunione è iniziata alle 16 e si è protratta fin oltre la mezzanotte, con una sospensione nel tardo pomeriggio per permettere ai rappresentanti Jabil di consultarsi sulla fattibilità di alcune soluzioni, come la richiesta di altre 5 settimane di cassa integrazione e il contestuale ritiro dei licenziamenti.

La doccia fredda è arrivata poco prima di mezzanotte. “Alle 23 – spiega Antonio Accurso, segretario generale Uilm Campania – si era quasi siglato l’accordo per ritirare i licenziamenti, ma l’azienda alle 23.50, con un colpo a sorpresa, ha dichiarato di non voler proseguire su questa strada”.

Al tavolo, il ministro Catalfo, spiegano fonti governative, ha ribadito la radicale nullità dei licenziamenti dovuta non solo al mancato rispetto della procedura in materia di licenziamenti collettivi, ma anche per effetto delle misure straordinarie varate dal governo per fronteggiare l’emergenza coronavirus. Il confronto potrebbe riprendere in mattinata.

La decisione è stata presa “in modo unilaterale e inaspettato quando le parti erano ormai vicinissime all’intesa”, fanno sapere fonti del ministero. Il delegato dell’azienda, Clemente Cillo, “hanno manifestato tuttavia la volontà di interloquire direttamente con i vertici di Jabil, per conoscere le ragioni di questo inspiegabile dietrofront e cercare di concludere positivamente gli sforzi finora compiuti, salvaguardando la continuità occupazionale di 190 lavoratori”, concludono le stesse fonti.

Secondo Accurso l’azienda ha improvvisamente detto no a “un percorso condiviso per la gestione degli esuberi”. La trattativa “era stata complessa e faticosa – continua il sindacalista – ma aveva riportato tutti gli attori al buonsenso, grazie allo sforzo e alla mediazione di governo e Regione e alla determinazione e responsabilità del sindacato”. I licenziamenti “sarebbero stati ritirati – conclude – per riprendere un percorso di ricollocazione con stretto monitoraggio delle istituzioni”.

Per il rappresentante sindacale “la Jabil con questo atto scellerato mette in discussione la missione industriale, e crea forte incertezza minando la sua credibilità. I lavoratori tutti vengono lasciati senza nessun futuro”. “Chiediamo al Governo di tentare un’ultimo sforzo per riportare tutti al buonsenso o altrimenti di mettere in sicurezza il sito e accertare tutte le responsabilità” conclude Accurso.

Per la Fiom-Cgil il comportamento di Jabil è “mortificante per il Governo e le istituzioni di questo Paese”. La ministra Catalfo “si è impegnata a fondo, ha protestato contro la scelta dell’azienda ma non c’è stato nulla da fare”, ha spiegato il segretario di Caserta Francesco Percuoco. Anche la Uilm conferma l’impegno della Catalfo e, attraverso il funzionario nazionale Michele Paliani, parla di “arroganza mai vista” da parte dell’azienda. E avvisa: “Nel caso non si trovasse un accordo, allora – ha argomentato – dietro ci potrebbe stare un retropensiero su tutto il sito di Marcianise, probabilmente l’azienda, anche a seguito dell’impatto Covid, c’è il rischio forte che voglia smantellare tutto”.

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