I medici specializzandi dell’Università e dell’Azienda Clinica Ospedaliera di Padova non si accontentano delle scuse ritenute poco convincenti del direttore sanitario Daniele Donato. E proclamano l’astensione dall’attività nei riguardi dei pazienti, salvo le emergenze e le aree Covid. Dopo tre giorni di polemiche e messaggi a distanza, arriva così a un epilogo di dura protesta la vicenda innescata dalle dichiarazioni del dottor Donato durante una videoconferenza organizzata dalla Società italiana di chirurgia plastica riguardante la Fase 2 del coronavirus. Il medico, riferendosi agli specializzandi, aveva detto: “Escono di casa e hanno una vita sociale molto attiva. Sono questi i soggetti che nel momento in cui si inseriscono nell’ospedale creano maggior pericolo”.

Parole ritenute gravi dai rappresentanti dei 1.600 giovani medici che si sono impegnati in prima linea anche durante l’emergenza coronavirus. “Le nostre richieste sono state semplici: le scuse formali e pubbliche, la smentita del contenuto delle dichiarazioni e un incontro urgente per chiarimenti e confronto” ha spiegato Andrea Frascati, presidente di MeSPad – Medici Specializzandi FederSpecializzandi Padova. Invece, “le scuse del dottor Donato sono state parziali e non adeguate alla gravità di quanto dichiarato, non smentendo quanto particolarmente affermato. Con una conferma di una modalità reiterata, non è inoltre giunta neppure risposta alla nostra richiesta di incontro. Data l’ennesima dimostrazione di indifferenza e l’apparente disinteresse nel ricomporre la frattura, è stata dichiarata l’astensione degli specializzandi dalle attività formative professionalizzanti”. La protesta comincia dal mattino del 4 maggio, “garantendo comunque per i pazienti i servizi di emergenza e nelle aree Covid: questo per la tutela della salute della popolazione nonostante, per legge, i medici in formazione specialistica non siano in alcun caso sostitutivi del personale strutturato”.

Non sono bastate, quindi, le parole di solidarietà espresse dal rettore dell’Università, Rosario Rizzuto, e dal governatore del Veneto, Luca Zaia. Gli specializzandi si sono sentiti accusare di aver provocato, per leggerezza, la diffusione del morbo nei reparti e intendono allargare l’orizzonte delle verifiche. “Chiediamo che venga avviata immediatamente un’indagine ufficiale per ricostruire l’origine dei contagi tra il personale sanitario e in particolare per quello medico in formazione specialistica. Dire che solo uno specializzando sarebbe stato contagiato nell’esercizio della professione, lasciando presagire che la restante parte abbia contratto l’infezione per propria superficialità e negligenza, negherebbe di fatto il rischio professionale a cui quotidianamente siamo stati esposti. L’evidenza di una dichiarazione mendace dovrebbe portare a seri provvedimenti sia da parte della Direzione generale che dell’Ordine professionale”.

Gli specializzandi chiedono un incontro con la direzione dell’Azienda Ospedaliera. “Non si tratta solo di chiarire gli eventi che hanno portato a questo estremo gesto di protesta, ma servirà per rispondere e dare garanzie sulle molteplici decisioni dell’Azienda che si sono susseguite negli anni e si ripercuotono pesantemente sul nostro percorso di formazione”. Nella vicenda si condensa anche un malessere più generale: “Gli specializzandi – conclude il dottor Frascati – sono stati identificati come studenti o lavoratori a seconda della convenienza del momento, senza però vedere riconosciute le garanzie e la sicurezza sul lavoro, basilari per la nostra tutela e quella dei pazienti che curiamo. Se non ci sarà concesso di chiarire le nostre posizioni e non saranno offerte le tutele necessarie, ci riserviamo di proseguire e ampliare ulteriormente la nostra astensione”.

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