La prima richiesta di bonifica risale a dodici anni fa, nel 2008. A novembre l’Arpat ha ribadito in un rapporto che “in questi dieci anni non è stato fatto nulla”. Fino a gennaio scorso, quando la Procura di Pistoia ha aperto un’inchiesta al momento contro ignoti nata dall’esposto, che ilfattoquotidiano.it ha potuto leggere, di Legambiente. Il dato: nella piana della provincia di Pistoia ci sono almeno quattro pozzi d’acqua e falde – due nelle frazioni cittadine di Cantagrillo e Casalguidi e gli altri due a Monsummano Terme – inquinate da cloruro di vinile, una sostanza altamente cancerogena. La situazione è esplosa a fine 2019 quando è scoppiato il caso di Casalguidi (piccola frazione di 6.500 abitanti), dove in un solo quartiere negli ultimi anni si sono registrati ben dieci casi di sarcoma dei tessuti molli, un’anomalia considerando che questa rara forma di tumore ha un’incidenza di cinque casi ogni 100mila abitanti.

E dopo la morte del febbraio 2018 del 28enne Alessandro Fiaschi, venerdì sera a Casalguidi è scomparsa la 18enne Matilde Capecchi: da due anni lottava contro un sarcoma osseo molto raro. Dopo un intervento chirurgico e la chemioterapia, il male sembrava sconfitto ma poi si è ripresentato un anno fa ancora più aggressivo, costringendo la giovane ragazza a riprendere le cure. Giovedì sera, mentre parlava in videochat con un’amica, l’arresto cardiaco fatale. Matilde era uno dei sette casi monitorati dalla Asl Toscana Centro che sta svolgendo un’indagine epidemiologica sulla zona. “Vogliamo capire se i tumori sono legati a un fattore ambientale”, dice il vicesindaco di Serravalle Pistoiese, Federico Gorbi.

Per il momento non esistono dati che provino una correlazione tra l’inquinamento e l’incidenza dei tumori nella zona, ma è proprio su questo che si stanno concentrando le indagini: l’obiettivo dei pm di Pistoia è quello di individuare le cause dell’inquinamento di falde e pozzi e di capire se esista una correlazione con l’elevato numero di tumori. Parallelamente anche la Asl Toscana ha deciso di aprire un’inchiesta epidemiologica sulla zona i cui risultati arriveranno a breve. “Questa è un’emergenza ambientale – dice a ilfatto.it Antonio Sessa, presidente di Legambiente Pistoia che ha presentato l’esposto in Procura – e speriamo di avere delle risposte al più presto. Ma è assurdo che fino ad oggi non sia mai stato fatto niente”.

I pozzi e la discarica di Casalguidi: inchiesta sui tumori rari
L’attenzione dei magistrati di Pistoia e della Asl Toscana Centro si sta concentrando sui due pozzi di Casalguidi e Cantagrillo, due frazioni nel comune di Serravalle Pistoiese da circa 10mila abitanti: in questa zona non arriva l’acquedotto e quindi i pozzi che riforniscono le case sono privati. A dicembre però, quando è scoppiato il caso, sono stati chiusi con un’ordinanza regionale. Tuttavia negli ultimi dieci anni dalle acque dei pozzi il cloruro di vinile ha contaminato anche le acque profonde: “Alla Asl e all’Ispra abbiamo chiesto anche di capire se il cloruro di vinile sia arrivato a contaminare anche l’acquedotto di tutta Pistoia – continua Sessa – Questo sarebbe un disastro per tutta la città e non solo”.

A complicare la situazione della zona c’è anche una discarica aperta nel 1991, quella del Cassero, che preoccupa non poco i cittadini della zona: dalla fine dell’anno la discarica emana fumi e odori acri in grado, secondo le testimonianze dei cittadini della frazione, di “far lacrimare gli occhi”. Adesso i pm, anche in base all’esposto di Legambiente e delle associazioni, cercheranno di capire se il cloruro di vinile (sostanza che non si trova in natura) sia stato sversato volontariamente – e quindi illegalmente – nelle acque o attraverso il processo di smaltimento dei rifiuti speciali della discarica.

Le acque contaminate di Monsummano Terme
Oltre ai pozzi di Casalguidi e Cantagrillo, a preoccupare i cittadini di Pistoia sono anche i pozzi di Monsummano Terme (comune di 20mila abitanti che guarda verso Lucca) gestiti dalla partecipata Acque spa: anche qui tutto è partito da due pozzi in cui è stato rilevato cloruro di vinile (chiusi nel 2017), ma secondo l’ultima analisi di fine febbraio relativa a 15 pozzi in città, l’Arpat ha rilevato un livello di inquinamento molto più vasto: “Una contaminazione diffusa da organo-alogenati, tra cui il più critico risulta il tricloroetilene (più comunemente conosciuto come trielina) – si legge nel rapporto pubblicato a fine febbraio – confermata in diversi pozzi anche la presenza di cloruro di vinile monomero, un prodotto di derivazione dalla degradazione della trielina”. Se dal 2008 la trielina sta diminuendo, è il cloruro di vinile ad aumentare e per questo l’Arpat ha deciso di continuare la campagna di campionamento su tutti gli altri pozzi della città.

Twitter: @salvini_giacomo

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