Un mese fa, quando era stato ricoverato in terapia intensiva con la diagnosi di Covid-19, aveva promesso alla mamma: “Non ti lascerò sola”. Era stato l’ultimo messaggio prima di essere addormentato. Oggi Mattia, il più giovane paziente Covid curato all’ospedale di Cremona, ha mantenuto la promessa: è stato dimesso e tornerà a casa. “Quando mi sono svegliato in terapia intensiva e mi sono reso conto – ha raccontato una volta fuori – ho pensato che avevo superato una bella lotta ma che dovevo lottare ancora”. Poi ha parlato della “paura“, soprattutto quando è stato intubato, e ha dato un consiglio ai suoi coetanei: “Non sottovalutatelo, come è capitato a me può capitare anche a voi”.

Il 16 marzo era arrivato in ospedale con la febbre e difficoltà a respirare: subito la tac, poi l’intubazione. “Quando è arrivato in ospedale era tranquillo, discreto ed educato però nei suoi occhi ho visto la paura, una richiesta di aiuto”, ha raccontato Massimo Cannavò il chirurgo che per primo lo ha visitato. Un percorso che il direttore sanitario dell’ospedale ha definito “complicato” e che ha colpito particolarmente l’opinione pubblica, vista la giovane età e l’ottimo stato di salute precedente. Alla fine, è diventato un simbolo: “Si può guarire”. Il 1 aprile viene estubato e in seguito trasferito nel reparto di pneumologia dove, ha aggiunto il primario Giancarlo Bosio, “ha fatto passi da gigante. Tant’è che oggi va a casa con le cure minime: i baci e le carezze della mamma“.

All’uscita dell’ospedale c’era proprio la mamma ad accompagnarlo: Mattia ha ringraziato medici e infermieri, i suoi “angeli custodi” per averli avuti al suo fianco in questa battaglia:”È stata un’esperienza dura. Ma fin dall’inizio mi sono ripromesso di lottare e di rimanere qua”. Appena sveglio, dice, “ho pensato: ‘Dove sono? Cosa faccio qua?“. Dopo due o tre giorni dal risveglio, ha raccontato, “ho cominciato a vedere la luce in fondo al tunnel” per poi sentirsi fuori pericolo quando è stato trasferito nel reparto di degenza. L’aver ricevuto “l’affetto dei compagni di scuola, degli amici e degli sconosciuti mi ha dato forza”. E aggiunge: “Adesso spero che la gente si renda conto e che non vada in giro senza mascherina o per fare cose inutili”.

“Mattia È, ha detto la mamma, Ombretta, ringraziando il personale per averlo “trattato come un figlio“. La donna ha raccontato di essere convinta che Mattia sia “stato graziato da sua sorella che è morta 5 anni fa ed è stata il suo angelo custode insieme ai medici e gli infermieri”. Dopo tanti giorni di paura, la prima gioia il 29 marzo, quando è riuscita a parlare al telefono con il figlio ricoverato. “Gli hanno messo vicino all’orecchio il cellulare. Si è messo a piangere e poi a ridere” e lei ha tirato un gran respiro di sollievo.

Articolo Precedente

Coronavirus, padre e figlio guariscono insieme: l’emozione del loro abbraccio all’ospedale Cotugno di Napoli

next