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Coronavirus, Oms si difende dagli attacchi di Trump: “In che modo la Cina ci avrebbe influenzati? Non bisogna politicizzare il virus”

Il direttore Tedros Adhanom Ghebreyesus rispedisce le accuse al mittente: "Noi consideriamo tutti alla pari. Non dovremmo perdere tempo a puntare il dito, abbiamo bisogno di essere uniti"
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Trump minaccia di sospendere i fondi all’Organizzazione mondiale della Sanità perché non ha avuto un approccio obiettivo ai dati sul coronavirus che provenivano dalla Cina. Ma l’Oms si difende e nel consueto briefing quotidiano da Ginevra il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus rispedisce le accuse al mittente: “Negli ultimi 100 giorni il nostro costante impegno è stato quello di servire tutte le persone del mondo con equità, obiettività e neutralità. E questo continuerà ad essere il nostro unico obiettivo nei giorni, nelle settimane e nei mesi a venire”, ha detto Ghebreyesus aggiungendo: “Non bisogna politicizzare il virus. Non dovremmo perdere tempo a puntare il dito, abbiamo bisogno di essere uniti”. Ha poi sottolineato che “noi consideriamo tutti alla pari” e ha chiesto: “in che modo la Cina ci avrebbe influenzato? Noi rispettiamo e lavoriamo con ogni nazione, cerchiamo di aiutare e capire i problemi di ogni nazione”, ha sottolineato ribadendo la necessità “dell’unità per combattere questo pericoloso virus”.

Parlando delle minacce da parte di Donald Trump di interrompere i finanziamenti all’Oms, il direttore generale ha detto di voler “ringraziare il governo americano per il supporto fin qui assicurato, che credo continuerà perché deriva da una decisione bipartisan. Noi abbiamo bisogno di solidarietà molto più di qualsiasi altra cosa in questo momento e occorre ricordare che una minaccia che nasce in un posto qualsiasi della Terra, la affligge tutta. Abbiamo accettato la globalizzazione e sappiamo che questa crea interdipendenza fra i Paesi”.

Ad attaccare l’Oms sulla gestione dell’epidemia è stato anche il Wall Street Journal che, come Trump, ha accusato Ghebreyesus di avere favorito la Cina e di avere ritardato l’intervento degli altri paesi del mondo per contenere il contagio. Solo il 10 febbraio, dopo settimane di studi in loco, i responsabili dell’Oms hanno infatti iniziato a considerare un fattore determinante la diffusione da uomo a uomo anche tra asintomatici, mentre sull’uso delle protezioni il cambio di rotta è avvenuto solo il 4 aprile.

E oggi il direttore generale si difende anche rispetto alle comunicazioni fatte dall’organizzazione sulla pandemia: “Il 5 gennaio – dice – l’Oms ha notificato ufficialmente a tutti gli Stati membri questo nuovo focolaio e pubblicato una notizia sull’epidemia sul nostro sito web”. Cinque giorni dopo, continua, “abbiamo pubblicato un pacchetto completo di linee guida per i paesi su come rilevare, testare e gestire potenziali casi e proteggere gli operatori sanitari. Lo stesso giorno, abbiamo convocato il nostro gruppo consultivo strategico e tecnico sui pericoli infettivi per esaminare la situazione. Abbiamo collaborato con i giornalisti sin dall’inizio, rispondendo alle richieste dei media 24 ore su 24. Abbiamo convocato il comitato di emergenza il 22 gennaio e ancora una settimana dopo, dopo che i primi casi di trasmissione da uomo a uomo erano stati segnalati fuori dalla Cina e dopo aver dichiarato emergenza di rilevanza internazionale”. E conclude: “A febbraio un team internazionale di nostri esperti ha visitato le province colpite in Cina per saperne di più sul coronavirus e per trarre lezioni per il resto del mondo”.

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